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Filippo Faes al 4° Concerto CID Sondrio. Lunedì 3 dicembre
26 Novembre 2007
 

Circolo Musicale CID di Sondrio

47ª Stagione Concertistica 2007/2008

Quarto concerto

Lunedì 3 dicembre

Sondrio, ore 21

Auditorium Torelli

 

in collaborazione con Indomita River


La stanza del pianoforte

Filippo Faes

Pianoforte

 

Filippo Faes. Salutato dalla critica tedesca come uno dei più profondi e creativi interpreti della sua generazione, dopo la sua vittoria al Concorso Internazionale “Schubert” di Dortmund nel 1989, Filippo Faes è stato invitato per sette anni consecutivi come solista con orchestra alla Philharmonie di Colonia e alla Musikhalle di Amburgo, registrando ogni volta il tutto esaurito. Simile accoglienza hanno avuto il debutto alla Filarmonica di Berlino, Gasteig di Monaco, Concertgebouw di Amsterdam “International recitals“ della BBC di Londra, concerti al Mishkenot Center di Gerusalemme, le sue tournées in Sud America e negli Stati Uniti... All'attività di solista affianca la musica da camera e un vasto lavoro di ricerca nel campo del melologo, collaborando con Maddalena Crippa e Milena Vukotic (loro la prima esecuzione in italiano del Canto di amore e morte dell’Alfiere Cristoph Rilke di Viktor Ullmann). Insieme ad Angela Annese e Marco Baliani è autore di una Drammaturgia sul Manfred di Byron con musiche di Ciajkowsky trasmessa da Radio 3 e rappresentata in alcuni dei più importanti Festival di Teatro e Musica italiani. Costantemente impegnato in progetti innovativi con l’Ensemble Punto It di cui è direttore artistico, è autore di programmi televisivi sulla musica (come le 10 “Conversazioni al pianoforte“ realizzate per Rai Sat nel 1999). In veste di direttore ha presentato nella primavera del 2006, con la Krasnoyarsk Chamber Orchestra, la prima assoluta di Fero dolore di Azio Corghi, nella versione per mezzosoprano, viola e orchestra, assieme ad Annarita Talento e Anna Serova alla Filarmonica di Trento, con repliche tra l'altro al “Ponchielli” di Cremona, e la rete satellitare TV Classica ha dedicato un programma all'evento.

Ha diretto recentemente Das Lied von der Erde di Gustav Mahler nella versione di Schonberg/Riehn a Verona e all’Aquila. Nel 2006, ha preso il via, nella sede centrale di Veneto Banca, il suo progetto “Che Musica parli?” una serie di conversazioni/concerto e scambi di pensiero tra pubblico e interprete per scoprire l'attualità, la vitalità della Musica e la sua formidabile capacità di parlare all'uomo contemporaneo. Quest’anno ha effettuato presso Banca Intesa a Palazzo Montanari a Vicenza una serie di conversazioni-concerto dal titolo “E se chiedessimo a Beethoven…”.

 

 

Originale abbinamento:

Canoisti e Rafters e loro “sogni d’acqua” con musiche sull’acqua

 

Dopo che la critica tedesca lo ha salutato come uno dei più profondi e creativi interpreti della sua generazione non resta che affidare alla sublime interpretazione di Filippo Faes i “sogni d’acqua” dell’Indomita Valtellina River, unica compagnia di navigazione della provincia di Sondrio ufficialmente riconosciuta dalla Federazione Italiana Canoa e Kayak. I canoisti e i rafters del sodalizio valtellinese non vogliono certo improvvisarsi raffinati estimatori di musica classica, ma da tempo seguono con passione l’attività del Circolo Musicale di Sondrio. Associare gli sport di acqua viva, alla vigilia di un appuntamento agonistico internazionale - gli Europei di Canoa 2008 – al prestigioso nome del pianista Faes non è però azzardato soprattutto per il programma proposto nella seconda parte della serata. Una coincidenza fortunata per l’Indomita che ha deciso di partecipare ad un’iniziativa culturale dove di acqua si parlerà ma in musica. “Giochi d’acqua a Villa d’Este” di Franz Liszt, “Riflessi nell’acqua” di Claude Debussy, “Giochi d’Acqua” di Maurice Ravel: suoni, immagini ed emozioni che chi pratica i fiumi è abituato ad ascoltare e percepire come vere e proprie melodie.

 

Indomita Valtellina River

www.valtellinariver.it

 

 

Carlo Mola. Presentazione

 

È inefficace cercare, in un programma così rilevante come questo, l’idea di qualche cosa che unisca i vari brani che saranno eseguiti. Come capita qualche volta in alcuni programmi. La qualità sta proprio nel contrario: ovvero nella vastità e diversità della musica (specialmente quella occidentale) che ha la qualità di essere tipicamente diversa; legata agli stili ed agli ambiti culturali del tempo in cui è stata creata.

Una sonata di Ludwig van Beethoven ha poco da spartire con una composizione di Claude Debussy. Forse vi è, però, un anello di congiunzione nelle opere di un grande compositore di cui sarà eseguito “Au bord d’une source” e “Les jeux d’eaux à la Villa D’Este” dagli Année de pélerinage, di Franz Liszt. Sì, proprio lui, che destò, anche, nel tempo molte perplessità fra i critici. Perché Liszt? Perché Liszt ha avuto la qualità di usare motivi ed idiomi musicali autentici perché legati alla più popolare e viva realtà del folclore e di musiche che provengono da altre aree. Allora ci si accorge che gli stessi utilizzi li fece Debussy: maestro della musica coltissima. E Debussy, fra l’altro, ricordava spesso come Liszt usava il pedale e mai lo dimenticò dopo averlo ascoltato a Roma. L’uso del pedale come “una specie di respiro”. La stessa cosa possiamo scrivere per Maurice Ravel. Con qualche aggiunta per i suoi “Jeux d’eau” e di quello che scrisse Alfred Cortot. Della riscoperta in Ravel della tecnica brillante e policroma di Liszt. Per la “Barcarola” di Fryderyc Chopin torniamo a Liszt che trovava nel grande compositore polacco “Il senso poetico di una nazione”, nei Notturni soprattutto e sappiamo che anche la “Barcarola” è in fondo un Notturno.

Resta il commento agli altri due capolavori assoluti. La Sonata op. 13 “Patetica” e la Sonata op. 53 “Waldstein” di Beethoven. Ci dobbiamo smentire? In parte sì perché, messa a confronto, nella Patetica troviamo, specialmente nel primo tempo Grave, l’impressione grandissima che nel compositore lasciò l’ascolto della Medea di Cherubini. Ma poi tutto arriva a travolgere, a rinnovare, specialmente il magnifico Adagio. Per l’altra Sonata op. 53 ci basta solo una parola per definirla: “Solarità”. Una solarità piena, ricca, spessa, evocante miti classici, l’incontro gaudioso di Penelope con Ulisse come immagina lo Schering. Una vera meraviglia.

 

Carlo Mola

 

 

CID Sondrio


 
 
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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