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Paola Mara De Maestri. “Dialoghi della pandemia” di Mine Turkili 
Un libro per non dimenticare suggella un’amicizia tra Italia e Turchia
Mine Turkili e Marilia Di Giovanni
Mine Turkili e Marilia Di Giovanni 
01 Settembre 2023
 

Mine Türkili Ergül

Pandemi Diyaloglari

Dialoghi della pandemia

Illustrazioni di Michele Pieretti

Ceres, 2023, 111,60 TL

 

Ha visto le stampe, a luglio di quest’anno, Pandemi Diyaloglari (Dialoghi della Pandemia), pubblicazione della giornalista turca Mine Turkili, frutto dell’intenso lavoro di scrittura nell’ambito di “Casomai ci scriviamo”, chat attivata nel periodo della pandemia in Italia da Marilia Di Giovanni e in Turchia dall’autrice del libro. Anch’io ho avuto modo di prendere parte attivamente all’iniziativa e di avere alcuni testi pubblicati. Un’esperienza per me arricchente, dal punto di vista della scrittura e umano, e importante da tramandare, per evitare che come spesso accade, terminato “il pericolo” tutto finisca nel dimenticatoio. Riprendiamo il dialogo con Marilia, già intervistata per Tellusfolio il 25 maggio 2020, in piena emergenza pandemica, e con Mine, per approfondire la conoscenza di questo progetto coronato con la pubblicazione di un libro bilingue.

 

 

Risponde Mine Turkili. Mine, laureata in psicologia, giornalista, insegnante di yoga, scrittrice, madre di due gemelle, cittadina del mondo, ha un legame speciale con l’Italia, sebbene viaggia in tutto il mondo.

 

Un’iniziativa che si è sviluppata nel periodo della pandemia. Come nasce l’idea di questo progetto?

Scrivere per me è una terapia. Fin da quando ero bambina, quando mi sentivo male dovevo scrivere e tenevo un diario. L’idea di questo progetto nasce anche perché voglio lasciare una traccia per le generazioni del futuro. Noi contemporanei dimentichiamo tutto molto facilmente. Per non dimenticare ho voluto scrivere quanto è accaduto durante questo periodo così drammatico per l’umanità. Già ho l’impressione che abbiamo dimenticato: in quel periodo ci volevamo tutti più bene, eravamo tolleranti, perdonavamo tutto. Abbiamo detto “mondo perdonaci”, ma continuiamo a rovinarlo come prima, non abbiamo imparato la lezione.

 

Come si è svolto in Turchia? In cosa consisteva?

Ho costruito un gruppo su Whatsapp mettendo un annuncio su Facebook e Instragram, anche se non ho voluto fare una cosa ‘in grande’.

 

Chi vi ha partecipato?

Erano iscritte alla chat una trentina di persone, ma non tutte hanno scritto qualcosa. Alcuni hanno partecipato e poi hanno lasciato il gruppo, ma nel frattempo entravano altri. Il gruppo era molto “in movimento”.

 

Com’è nato il proposito di coinvolgere autori italiani in questo progetto di scrittura?

Gli italiani all’inizio partecipavano nel gruppo turco. Ho una amica a Milano, Simona con cui ci sentivamo ogni giorno, e le chiedevo di tradurre la lingua, poi ad un certo punto ho chiesto ad altre amiche italiane di collaborare, tra cui Marilia che ha fatto un suo gruppo italiano. È stato meraviglioso seguire questo secondo gruppo.

 

Perché realizzare una pubblicazione? Ce ne puoi parlare?

All’inizio non pensavo di pubblicare, ma avevo paura di perdere gli scritti di internet e di whatsapp e allora ho pensato che era meglio pubblicare per non perdere nulla. Volevo qualcosa in mano. Si è pubblicato il libro per i nostri figli, per le generazioni future che possono forse leggere questo libro e capire come abbiamo vissuto. Per me è stata una cosa meravigliosa sperimentare che non c’erano confini, ho percepito un sentire comune in tutto il mondo. L’Italia è nel mio cuore da tanti anni e ho avuto un dolore molto grande all’inizio per ciò che stava succedendo. Ho pensato che non sarei più potuta ritornare in Italia. Ho voluto superare i confini nazionali e mettere insieme Turchia e Italia. In Turchia abbiamo avuto solidarietà e generosità da parte degli artisti. Ci sono stati molti spettacoli di teatro, musica e tanto altro su internet che è accessibile a tutti. Poi abbiamo conosciuto zoom per comunicare, ma a me non piace questo sistema. Prendere un caffè al bar è una felicità semplice, ma è una felicità. Lo abbiamo capito in questo periodo.

 

Quali argomenti tratta nello specifico? Quali messaggi vuole veicolare il libro?

Ogni giorno lasciavo l’inizio di una o due frasi con l’intenzione di toccare le emozioni, e chi voleva poteva completare la frase scrivendo qualcosa a tema. Una cosa interessante che ho notato è che le persone comuni hanno paura di scrivere, questo è un grande peccato. Ognuno di noi ha la sua storia da raccontare. Volevo sentire la vita quotidiana delle persone comuni. Non ho cercato scrittori per i gruppi. Siccome non potevamo uscire e da noi le librerie erano chiuse, ordinavo i libri online e poi li lasciavo per tre giorni in balcone perché avevo paura del Covid. Questo era ad esempio un racconto che ho fatto. Oppure se camminavo per strada e incontravo un’altra persona cambiavo marciapiede. Questo volevo raccontare: ognuno di noi ha avuto la sua esperienza di cosa era la pandemia e la scrittura era per me raccontare che avevo preso l’abitudine di come lavare col sapone una bottiglia di latte. Raccontando ti accorgi di cosa sta succedendoti. È stata un’importante occasione per scrivere.

 

Verrà organizzata una presentazione in Turchia?

In Turchia si farà la prima presentazione in autunno, a Istanbul, nella libreria Franksteyn Kitabevi. Ma aspetto che vengano le scrittrici italiane, senza di loro non la faremo.

 

Il libro è distribuito in libreria? Si può acquistare in rete?

In Turchia ci sono il liceo e il consolato italiano. Partirò da questi luoghi della cultura per far conoscere il libro. Istanbul è una capitale internazionale e ci sono molti italiani che vivono lì. La prima presentazione si è appena svolta a Siracusa, città del mio cuore, dato che ci ho vissuto quattro anni qui dal 2000 al 2004. Facevo giornalismo e ho scritto un libro sul movimento antimafia in Sicilia.

 

Vuoi aggiungere qualcosa a quanto già detto?

Mi dispiace che sia finito questo progetto. Dobbiamo iniziare un’altra fase, sarebbe bello. Non voglio perdere i contatti. Ieri ho potuto conoscere di persona alcune delle amiche e degli amici che hanno partecipato al gruppo italiano. Sarebbe bello andare avanti…

 

 

Marilia Di Giovanni è laureata in antropologia culturale, madre di tre gemelli (Francesca, Matteo e Margherita), da dieci anni porta avanti la libreria dei suoi nonni materni. Ha creato un’associazione tra librerie indie del mediterraneo. Cittadina del mondo, crede nel dialogo tra esseri umani qualunque sia la cultura, religione, lingua di appartenenza. 

 

Come hai conosciuto Mine? Da quanto tempo?

Ho conosciuto Mine nel 2000 quando abitava qui a Siracusa ed io ero rientrata dalla Toscana. Ci siamo incontrate ad un corso di cucina macrobiotica e molte amiche mi avevano parlato di lei e mi avevano detto che eravamo simili. Ci siamo conosciute meglio ed è nata una grande amicizia. Negli anni non ci siamo mai perse di vista. Sono andata a trovarla e lei è venuta qui con la sua famiglia e abbiamo presentato il suo libro sul movimento antimafia. 

 

Com’è nata la vostra collaborazione a questo progetto?

Durante la pandemia amici da tutti il mondo mi scrivevano ed anche noi due ci scrivevamo. Mine ad un certo punto mi ha proposto di partecipare alla chat che aveva creato, ma capivo poco perché molti scrivevano in turco. Lei ogni giorno inviava delle frasi “sospese” non complete del tipo “...la distanza fisica è per me/ per il mio corpo...” o “...nel mio nuovo ordine di priorità metto al primo posto....” e tante altre. Ognuno di noi poteva completarle, portarle con sé durante la giornata e leggere quelle degli altri. Erano frasi semplici che mi aiutavano a sentire come stavo, quali emozioni mi abitavano, come stavano cambiando i miei gesti quotidiani in reazione alla paura della pandemia ed alla costrizione del lockdown. Era un piccolo rituale positivo, di connessione con me stessa e con altre persone.

 

In cosa consisteva l’iniziativa?

Mi sosteneva leggere la quotidianità degli altri e delle altre, esseri umani come me, ovunque vivessero. Era un modo concreto di sentire la comunanza, di sentirsi umani, di coltivare spazi di ascolto di se stessi e degli altri. Così ho pensato che si poteva provare a coinvolgere altri amici italiani e ho proposto a Mine di aprire una chat italiana.

 

Come sono state scelte le persone coinvolte nella chat? Sono tutti scrittori?

Abbiamo pensato a persone di diverse parti del Paese, amici e conoscenti, ma non necessariamente persone che lavorassero con la parola scritta. Si è creata col passaparola una chat di una cinquantina di persone, che a tratti è diventata di 60 ed è durata più a lungo di quella turca perchè qui il lockdown è durato di più. Così ad un certo punto ho chiesto a Mine se potevo continuare a curare la chat inviando ogni due o tre giorni delle frasi sospese. 

 

Quali erano le finalità?

 La finalità sempre era sempre la stessa: aprire spazi di ascolto, sostegno reciproco, costruire memoria di quel che stava accadendo e provare ad essere un pochino più consapevoli dello scorrere dei nostri giorni. Dargli un valore ed un orientamento positivo. Coltivare la speranza di poter migliorare cambiando i nostri atteggiamenti sbagliati verso il pianeta che ci ospita.

 

Come si è svolta la selezione dei testi da inserire nella pubblicazione?

Quando Mine mi ha comunicato che voleva pubblicare un libro mi ha chiesto di selezionare i testi del periodo in cui erano attive contemporaneamente le due chat, così il libro è composto da una parte in turco ed una in italiano, i capitoli sono indicati dalle frasi sospese. Abbiamo scelto testi molto diversi tra loro per poter rappresentare la varietà e complessità delle esistenze che si sono incontrate in queste chat tramite le parole, un tessuto neurale espanso che ha cercato di rispondere in maniera positiva al tempo fermo - sospeso del lockdown, che ha cercato di essere in questo tempo un’occasione di consapevolezza e di speranza, ha cercato di attivare un cambiamento prima nelle singole persone e poi negli altri.

 

Perché raccogliere questi testi in una pubblicazione?

La pubblicazione è per noi un modo di conservare memoria e donarla a tutti e soprattutto alle generazioni future. Sono molto grata a Mine per avermi coinvolta e stiamo già pensando di costruire altri ponti di comunicazione tra le persone, magari un’associazione culturale italo-turca. Nella seconda parte dell’esistenza del gruppo italiano si sono aggiunte persone che scrivono, scrittrici poetesse, ecc. Così abbiamo pensato di inserire i testi di una di loro per dare testimonianza anche di questo. Abbiamo inserito anche le immagini di un grafico toscano, Michele Pieretti, un amico, che ha espresso con il disegno ciò che ha vissuto in quel periodo. E le sue immagini si accoppiano perfettamente alle frasi e alle parole degli scritti.

 

Paola Mara De Maestri


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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