Far crescere bambini sani è la preoccupazione costante dei genitori. L'altro aspetto della crescita, quello che riguarda la mente, come l'educazione emozionale, sembra interessi a pochi. Per la salute si pianifica un percorso di controlli, al primo sintomo si corre dal medico, mentre il percorso della maturazione cognitiva sembra debba avere una evoluzione automatica, come quello emotivo.
Non si pensa alla fatica che deve fare un bambino per crescere insieme agli altri, e nemmeno ci ricordiamo delle nostre fatiche quando eravamo piccoli. Le esperienze che il bambino compie condizionano fortemente questa evoluzione. Ma non devono forzatamente essere tutte positive. Come qualsiasi bambino passa attraverso il ginocchio sbucciato o qualche incidente perché giocando può avvenire, ciascuno attraversa esperienze sociali e di costruzione delle conoscenze in cui non riesce ad ottenere risultati positivi. Sviluppare personalità positive significa dare spazi e tempi per imparare da errori e fallimenti, oltre che da piccoli successi. Ma è un'operazione che i bambini devono fare da soli, senza adulti che risolvono i problemi per loro, che anticipano i desideri, dichiarandoli, di fatto, incapaci di gestire la loro vita. Avere qualcuno cui appoggiarsi è bellissimo, ma se l'appoggio diventa un sostituto io rinuncio all'impegno personale, divento passivo e rischio di deprimermi. La mia autostima si deve infatti misurare con le azioni, i compiti, le relazioni per essere rinsaldata e rinfrancata ogni giorno raggiungendo traguardi con le mie mani e le mie forze.
Proteggere un bambino da emozioni negative lo priva di questa capacità di imparare a temprarsi attraverso ansie, rabbia, emozioni forti che spingono a modificarsi e a intervenire sul mondo, non lasciando che arrivi il senso di impotenza.
Crescere personalità positive obbliga a permettere percorsi di autonomia in cui ciascuno misura se stesso e le proprie possibilità, organizza parte del suo tempo, si mette in gioco e trova soluzioni ai problemi. Ovviamente esistono paletti che vanno fissati perché la scelta illimitata nei bambini crea disorientamento ma, anche, serve una soglia per ciascuno, ovvero i limiti sono individuali. Così come il senso di protezione è strettamente personale, lo è anche la capacità di essere autonomi per cui, i singoli genitori, conoscendo i loro figli, dovrebbero orientarsi in un percorso di flessibilità: dosare gli interventi, fare attenzione a quanto aiuto dare, ritirarsi quando è meglio che facciano e sperimentino da soli.
Generalmente i comportamenti che adottano i bambini sono frutto di decisioni, di pensieri che vanno riconosciuti come tali. “Non hai voglia di fare questo” è molto diverso che dire: “Sei pigro!” È solo una frase, ma giudica l'azione e non la persona.
Riassumendo, come dice Martin Seligman in un suo saggio, ci sono regole per far crescere bambini ottimisti:
1 autostima adeguata
2 scelte anche di poter sbagliare
3 protezione dosata, aiuto quando è necessario, intervento limitato
4 emozioni da vivere anche se negative
5 ottimismo nel pensiero.
Valgono per tutti i bambini, secondo le singole possibilità e capacità, ma soprattutto credere in loro.
Fausta Svanella