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24 Settembre 2009
“Abbandonate al destino suo schifoso questa élite di merda. E lo dico alla sinistra sindacale, lo dico alla sinistra politica, lo dico alla sinistra culturale, a quella perbene. A quella per male vadano pure a morire ammazzati” (Renato Brunetta).
Sostiene, er sor Brunetta, di aver pronunciato un innocuo “modo di dire in romanesco”. Perché, dunque, tanta rumorosa cagnara? Ha detto una volta di sé: «Non bello e non ricco, ho fatto il culo al mondo e sono la Lorella Cuccarini del governo Berlusconi». Ho sempre sospettato che l’indigente dei Ricchi e Poveri fosse la brunetta (per questo, probabilmente, Dario Franceschini la “rispetta”) e la facoltosa la bionda. Ora che è diventato ricco, per completare la trasformazione nella bella soubrette, immagino che il Ministro tingerà finalmente di biondo platino la sua chioma sbarazzina e un po’ guascona, a cui mette spesso mano con impareggiabile tocco da primadonna. Dovrà però calzare almeno gli zatteroni Renato La Brunetta; il tacco rialzato del capo non gli basterà.
“Cosa vuol dire avere / un metro e mezzo di statura, / ve lo rivelan gli occhi e le battute della gente, / o la curiosità / d’una ragazza irriverente / che vi avvicina solo / per un suo dubbio impertinente: / vuole scoprir se è vero / quanto si dice intorno ai nani, / che siano i più forniti / della virtù meno apparente, / fra tutte le virtù / la più indecente” (Fabrizio De André, Un giudice). Stia attento l’Egoarca. Il Ministro più amato dal suo popolo potrebbe presto rubargli la scena anche come tombeur de femmes.
Massimo Arcangeli
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