Tre operai indiani sono stati arrestati perché lavoravano “a nero” in una conceria in provincia di Avellino, conceria che aveva un totale di 14 lavoratori nelle medesime condizioni illegali e che i Carabinieri, per la carenza di caratteristiche tecniche e di sicurezza, hanno posto sotto sequestro denunciando in stato di libertà la proprietaria.
Una notizia, a nostro avviso, allucinante e significativa e che ben inquadra in che situazione ci siamo infilati coi provvedimenti nefasti approvati lo scorso agosto dal nostro Parlamento istituendo il reato di clandestinità. Siamo nel classico “cul de sac” da cui, per uscirne, forse ci vorranno altre vittime, oltre ai morti che vengono lasciati ogni giorno nei canali marini di avvicinamento alle nostre coste; e forse, quando la situazione sarà diventata foriera di disordini anche interni da parte dei sopravvissuti e dei cittadini consapevoli, quando le condanne internazionali non saranno blande come quella di ieri dell'Onu e dell'Ue, ma diventeranno vera e propria imposizione... forse solo allora qualcuno dei tanti che hanno dato fiducia al Governo per evitare di doversi esprimere con un voto specifico, qualcuno di questi tanti comincerà a guardarsi allo specchio e a vedere l'immigrato che è in lui ed a comprendere i danni che sta arrecando al proprio Paese per averlo venduto in cambio di un piatto di lenticchie.
Crediamo che questo episodio possa servire a rendere ancor più chiara una cosa, risaputa ma nascosta ai più per il piatto di lenticchie di cui sopra: quando le leggi sono fatte male è più facile che siano anche applicate male e, soprattutto, a pagarne saranno sempre i più deboli, i più indifesi, i più demuniti, i più disgraziati. Oggi sono i tre operai indiani, che vanno in galera perché lavoravano lì dove avevano trovato la possibilità di farlo, mentre chi gli ha offerto questa possibilità, nonostante avesse messo in piedi una fabbrica della morte civile e tecnica, si prende la sua denuncia e, probabilmente, finirà lì. I tre operai indiani, invece, che in dispregio della nostra Costituzione non sono considerati uguali civicamente al loro datore di lavoro, non finiranno lì: verranno ributtati nei luoghi da cui hanno scelto di andare via e vi ritorneranno da sconfitti, da rifiutati e... cosa di meglio per non dedicarsi ad alimentare la delinquenza di quel luogo o del prossimo in cui fuggiranno?
Piccolo episodio -ne siamo consapevoli- che non sconvolgerà il mondo, anche perché proviene da un piccolo Paese come il nostro dove l'immigrazione è diventata un problema solo per la xenofobia di alcune minoranze che hanno imposto le proprie isterie alla -umanamente ed economicamente- debole maggioranza che ci governa. Ma la legge che consente che l'isteria sia governo è solo di un mese fa e certe tendenze fanno scuola per risvegliare altre isterie simili che, poi, non ci sarebbe da stupirsi divengano follie di popolo.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc