Monsignore detta le condizioni.
Come previsto, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco (foto) non ha deluso le previsioni. Meno diretto di monsignor Mariano Crociata, più sfumato di monsignor Arrigo Miglio, monsignor Bagnasco ha comunque parlato in modo che chi doveva intendere ha senz’altro recepito.
Monsignore ha ricordato che la ferita provocata dall’affaire Boffo sanguina ancora: «La gravità dell’attacco non può non essere ancora una volta stigmatizzata come segno di un allarmante degrado di quel buon vivere civile che noi tutti desideriamo e a cui tutti dobbiamo tendere»; ha avuto cura, a scanso di equivoci, di ricordare la telefonata del pontefice, segno di una solidarietà e di una vicinanza che qualcuno aveva messo in dubbio; ha scandito: «Occorre che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione comporta». Che proprio monsignore si richiami alla Costituzione italiana fa sorridere; tuttavia è da credere che a quelle parole le orecchie del presidente del Consiglio avranno cominciato a ronzare più di un alveare.
Monsignore poi ha dettato le condizioni del Vaticano: NO alla commercializzazione della pillola abortiva RU 486 recentemente decisa dall’Agenzia Italiana del Farmaco, perché favorirebbe «una mentalità secondo cui l’aborto stesso finisce per essere considerato un anticoncezionale». La CEI si attende che l’indagine parlamentare prevista sul tema permetta di arrivare a una «maggiore verità sugli effetti letali che il farmaco ha avuto in alcune occasioni sulle donne che lo hanno assunto. La decisione dell’AIFA è solo apparentemente rispettosa della libertà, in quanto annulla i diritti di una delle parti in causa, la più indifesa: cioè della vita appena affiorata ma già reale. È anche nei confronti della donna il principio della precauzione poteva e doveva suggerire altre cautele». Maurizio Sacconi, Eugenia Roccella, Maurizio Gasparri, Gaetano Quagliariello, gli altri pasdaran del partito pontificio sanno che cosa devono fare, che cosa ci si aspetta da loro.
Per quel che riguarda il biotestamento «il lavoro compiuto al Senato è prezioso». Il Vaticano si augura che la Camera ora non si lasci fuorviare da «pronunciamenti discutibili». E sillaba: «Attendiamo una legge che possa scongiurare nel nostro paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana». Insomma: la legge da “Stato etico” non si tocca.
E il Governo prontamente si inginocchia.
Il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno già fatto sapere di essere disposti a pagare questi prezzi, in cambio di una tregua, di un segnale di pace, sia pure temporanea. Tregua che il Vaticano concederà. Alternative credibili a Berlusconi, attualmente non ce ne sono, questo è un fatto. Inoltre occorrerà attendere i risultati delle elezioni amministrative. Berlusconi giocherà la scommessa in prima persona, consapevole della partita in gioco. Anche se in declino, anche se appannato, è tuttavia improbabile che gli vada male, comunque così male da stroncargli le gambe. Troppo fragili, ancora, gli avversari interni, per non parlare di quelli esterni. Berlusconi dunque ha buone possibilità di portare a conclusione la legislatura. Poi, certo, lo scenario delineato da monsignor Crociata comincerà a prendere corpo, a diventare credibile e attuabile. Ad ogni modo, per allora, si saranno pagati tutti i “pizzi” che il Vaticano esige e impone.
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 22 settembre 2009)