È un valido aiuto per l’insegnamento della storia, la mostra allestita alla Limonaia di Boboli, Palazzo Pitti.
La mostra “Da Petra a Shawbak. Archeologia di una frontiera” curata da Guido Vannini (Università di Firenze) con l’apporto di un comitato scientifico internazionale, presenta per la prima volta i risultati delle ricerche che la missione archeologica dell’Università di Firenze conduce da vent’anni in Giordania nei siti di Petra e Shawbad e delle più recenti indagini archeologiche internazionali.
Grazie agli scavi italo-giordani, possiamo oggi conoscere una delle aeree archeologiche più interessanti di tutto il Mediterraneo orientale, un tempo crocevia di culture diverse; in epoca medievale infatti, a Shawbad s’incontrarono l’Europa cristiana e l’Oriente islamico; per due millenni fu epicentro di un’area strategica tra l’Egitto e la Siria, iniziando poi un declino lento verso l’abbandono totale del luogo.
Petra fu capitale dell’impero commerciale dei Nabatei ed ebbe il controllo della via dell’incenso; fu poi conquistata dai Romani, dai persiani e dagli arabi, fin quando tra il 1100 e il 1118, in epoca crociata, re Baldovino I di Gerusalemme vi edificò i due castelli di Al-Wu’Ayra e Al-Habis.
Tra il 1100 e 1189 la Giordania meridionale riacquistò la sua antica funzione di frontiera tra il Mediterraneo e l’Arabia e tra la Siria e l’Egitto.
Il castello di Shawbad, fondato da Baldovino I, è uno degli insediamenti medievali più imponenti del Mediterraneo orientale e oggi possiamo ricostruirne il sito grazie al lavoro della missione archeologica italiana.
La mostra documenta il diverso ruolo esercitato dalla frontiera: dall’età antica: nabatea, romana, bizantina, a quella arabo-islamica: ommayade, abside, fatimida, a quella crociato-ayyubide e mamelucca con reperti provenienti da Petra, oltre che da Shawbad, esposti per la prima volta al pubblico.
Una mostra innovativa sia come allestimento che a livello di comunicazione, poiché oltre a mostrare i manufatti, mostra siti e manufatti con video, ricostruzioni virtuali, il tutto supportato da didascalie che guidano il visitatore attento e interessato e incuriosiscono anche il profano e con un percorso sensoriale, per avvicinare i ragazzi all’archeologia attraverso il gioco.
Poche notizie, estrapolate in loco, con l’invito sollecito a visitare la mostra per un’immersione in un passato sottratto a fatica alle sabbie dei deserto. Epigrafi, stele, bacili, vasi e quant’altro vi condurranno a scoprire il senso della storia antica, una civiltà evoluta dove tra le tante curiosità si legge che c’era una ricca produzione di zucchero, destinata anche al commercio e l’impiego straordinario del vetro soffiato; un viaggio affascinante, uno scavo nel tempo, in un mondo finora sconosciuto tra storia e archeologia. (Anna Lanzetta)
Firenze,
Palazzo Pitti, Limonaia del Giardino di Boboli,
13 luglio-11 ottobre 2009