La vita vestita di un raggio di sole,
cammina senza mai fermarsi.
Ma io mi fermo qui ad aspettarvi.
La dolcezza, nel vostro sorriso, era immensa,
ma cosa ci rimane?
Solo un ricordo nel cuore.
Il nostro primo pensiero va a coloro che sono morti e che quest’anno non ritorneranno, agli studenti dell’Aquila e di tutto il territorio colpito dal terremoto, alle loro famiglie inconsolabili.
Un nuovo anno scolastico sta per iniziare, ma né un sorriso, né gioia si legge sui volti degli insegnanti se non la consapevolezza che il giorno è aleatorio, che tutto possa cambiare, che oggi il posto c’è, che domani potrebbe non esserci.
Nei primi incontri occasionali a scuola, gli unici a sorridere sono i pensionati, certi di essere sfuggiti alla mannaia, che ormai opera alla cieca.
È triste il sorriso forzato che si legge sul volto di chi è consapevole di essere sotto un “gioco” difficilmente superabile, di chi guarda con nostalgia al tempo che lo rendeva artefice e protagonista.
Dovunque serpeggia il malcontento palese o a stento celato.
Nessun decreto può convincere chi perde il posto di lavoro e sono tanti.
Nessun discorso può rassicurare le famiglie sul futuro scolastico dei propri figli.
Un ricordo scuro;
ma ora una viola è nata, 100 viole sono nate,
e le rose abbondano
La neve bianca si è sciolta da tanto tempo
E i fiumi si nutrono da essa.
Un tempo, l’apertura dell’anno scolastico era gioia, prospettiva di lavoro; era l’accoglienza delle prime classi, intrisa di amore e di sorrisi; era l’incontro con i propri alunni e il prosieguo di quanto era stato interrotto; era verifica didattica e metodologie innovative, strettamente legate ai bisogni della collettività e del singolo; era la nuova progettualità.
Ora le gemme delle piante si aprono
E il vento spazza via i nuvoloni.
Mi ricordo, chiuse tra le mura bianche,
qualcosa ci faceva voltare: la pioggia sottile.
Il nuovo anno era atteso come elemento di continuità di un lavoro che vedeva coprotagonisti famiglie-scuola e istituzioni.
Ora la sensazione è che tutto questo appartenga a un tempo remoto, non privo di difficoltà ma con soluzioni dettate dalla coralità.
La percezione che oggi si ha, entrando a scuola, è che essa venga subita da tutti coloro che vi operano, quasi con un senso di arrendevolezza passiva e questa è l’immagine più desolante che nessuna notizia rassicurante potrà cancellare.
A volte qualcos’altro ci chiamava,
il sole bussava ai vetri invitandoci fuori, ma noi stavamo con lei.
Vorrei far parlare il mio cuore, ma in me c’è una guerra fredda.
È arrivata la musica di primavera, ma noi siamo accompagnate dalla tristezza.
La poesia “Un ricordo nel vento” è di Rosa; allora, anni fa, Rosa frequentava la prima media e scrisse queste parole alla sua insegnante, trasferita per forza di cose altrove.
Allora la scuola viveva di questi sentimenti e vogliamo dedicare queste parole a tutti i ragazzi che iniziano l’anno scolastico, affinché l’insegnante sia per loro una fiaccola illuminante, al di là di ogni bruttura e che conservi il profumo inebriante dei fiori.
Anna Lanzetta