Cosa vogliano ottenere il ministro Maurizio Sacconi e la sottosegretaria Eugenia Roccella con le due nuove commissioni sulla procreazione medicalmente assistita (PMA), davvero non si capisce, se non forse tentare di rendere ancora più complicato ciò che sicuramente semplice non è. E così, seguendo l'italianissima tradizione della moltiplicazione di organismi e commissioni uno sopra l'altro, il cui business non è certo irrilevante, con competenze che sfumano e si accavallano fino a diventare indefinite, credono probabilmente che alimentare la confusione sulla materia rendendola ancor più sfuggente e ostica al pubblico serva a non far comprendere che sempre più coppie infertili sono costrette a emigrare all'estero per tentare di avere un figlio. Le commissioni presentate in conferenza stampa il 27 maggio scorso dai due esponenti di governo si occuperanno, una delle stesse competenze definite dalla legge 40/2004 per l'ISS e il Registro nazionale delle strutture autorizzate alla PMA, l'altra della sorte degli embrioni conservati (mentre ancora si attende che sia chiarito come verrà attuato il trasferimento degli embrioni abbandonati presso il centro di raccolta di Milano) e della formulazione del consenso informato da parte delle coppie, cosa, quest'ultima, che ai termini della legge 40 richiede invece il pronunciamento dei ministeri della Giustizia e della Salute insieme.
Peccato, perché se proprio volevano nominare delle commissioni, una sicuramente utile era quella che si potrebbe occupare di indicare i requisiti dei centri PMA secondo le normative comunitarie, ma evidentemente non ci hanno pensato.
Per avere lumi in merito a queste incomprensibili decisioni del governo, assieme al senatore Marco Perduca e in collaborazione con Filomena Gallo (foto), Vicesegretario dell'Associazione Luca Concioni e Presidente di Amica Cicogna, abbiamo rivolto un'apposita interrogazione parlamentare al Ministro del Lavoro, Salute e Politiche Sociali.
Donatella Poretti
Qui il testo dell'interrogazione