Marino Magliani è uno scrittore d’altri tempi, ruvido e introverso come molti liguri, viaggiatore giramondo dalla Spagna al Sud America, sino all’Olanda dove attualmente vive, ma attaccato alla sua terra come gli olivi agli aspri declivi liguri. Rivedo ogni anno Marino in occasione della Fiera del Libro di Imperia, manifestazione che lo omaggia doverosamente, visto che è diventato la gloria letteraria locale da quando pubblica con Longanesi. Il suo primo libro è L’estate dopo Marengo (Philobiblon), seguito da Quattro giorni per non morire (Sironi), Il collezionista di tempo (Sironi), Quella notte a Dolcedo (Longanesi, 2008) e La tana degli Alberibelli (Longanesi, 2009). Quattro giorni per non morire è stato tradotto in olandese, ma è diventato pure una graphic novel, sceneggiata da Andrea B. Nardi, disegnata da Marco D’Aponte e pubblicata da Transeuropa (pp. 110 – euro 12,90 – www.transeuropaedizioni.it). Temi cari a Magliani sono la lontananza e il ritorno, la nostalgia dell’emigrante costretto a fuggire dalla terra natia, ma anche il paesaggio della Liguria, tra olivi e mare, montagne e scogliere. Biamonti è un irrinunciabile punto di riferimento letterario, spesso citato, onnipresente come ispirazione e momento di riflessione sui misteri della vita. “Il vero sogno era stato d’avere un sogno” è la frase che il lettore della graphic novel si porta dentro per giorni e giorni. Le storie di Magliani raccontano di olandesi che vanno in Italia e si trovano a contatto con la realtà di frontiera della zona di Imperia. A volte sono storie di emigranti che cercano un riscatto in sudamericana, spesso c’è la scusa del racconto poliziesco per raccontare il dolore del distacco da una terra lontana e le proprie radici. Se volete avvicinarvi alla narrativa di Marino Magliani consiglio l’ultimo ponderoso romanzo La tana degli Alberibelli (pp. 330 – euro 18) edito da Longanesi. La storia è ambientata in Liguria, in una città che vista dal mare sembra un galleggiante che appare e scompare e che qualche pescecane sta per divorare. Magliani ambienta la storia nella sua Terre di Ponente, dove segue le gesta di un agente antifrode come Jan Martin Van der Linden, che investiga sui fondi dirottati per costruire un porto turistico. La trama si complica, dà lo spunto al narratore per raccontare eventi della Resistenza che gli stanno a cuore, ma soprattutto per descrivere con pennellate biamontiane le Terre di Ponente. Marino Magliani è un ottimo scrittore d’altri tempi, di una razza di narratori convinta che la letteratura serva a raccontare storie. I suoi romanzi sono complessi, hanno poco a che vedere con le sceneggiature di tanta narrativa contemporanea.
Provatelo. Non ve ne pentirete.
Gordiano Lupi