Diminuire i parlamentari? Sì, certo, ma iniziamo dai ministri, che è più semplice. Vediamo.
C'è il ministero della Semplificazione Normativa (Roberto Calderoli) che potrebbe essere accorpato con quello della Pubblica Amministrazione e Innovazione; la Semplificazione Normativa, inoltre, ha un omologo sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio (Maurizio Balocchi), un doppione, insomma; stessa considerazione per il ministero Riforme per il Federalismo (Umberto Bossi), perché c'è già un sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio (Aldo Brancher) che si occupa del problema; il ministero per l'Attuazione del Programma di Governo (Gianfranco Rotondi) potrebbe trasformarsi direttamente struttura della Presidenza del Consiglio; medesimo discorso vale per il ministero per i Rapporti con le Regioni (Raffaele Fitto), per quello dei rapporti con il Parlamento (Elio Vito). Il ministero delle Politiche Europee (Andrea Ronchi) potrebbe confluire nel ministero degli Affari Esteri (Franco Frattini), quello per le Pari Opportunità (Mara Carfagna) in quello del Lavoro, Salute e Politiche Sociali (Maurizio Sacconi). Non si capisce la necessità di un ministero della Gioventù. Di 9 ministeri “senza portafoglio”, insomma, se ne potrebbe salvare uno solo, quello della Pubblica Amministrazione e Innovazione.
Discorso a parte merita la recente istituzione di un ministero del Turismo (Michela Vittoria Brambilla). Abolito con un referendum è recentemente risorto come ministero a pieno titolo, “con portafoglio”, non si sa per quali meriti, visto che il provvedimento varato sulla riclassificazione degli alberghi è inutile; il Turismo potrebbe essere tranquillamente accorpato con il ministero allo Sviluppo Economico.
Si parla della istituzione di un ministro alla Salute, che verrebbe scorporato da quello del Lavoro; anche in questo caso non se ne ravvede la necessità visto che le competenze in materia di salute sono state trasferite alle Regioni. L'Ambiente (Stefania Prestigiacomo) potrebbe confluire in quello dei Beni e Attività Culturali (Sandro Bondi).
In conclusione, quando si parla di razionalizzazione delle rappresentanze istituzionali sarebbe opportuno iniziare da quelle governative, numerose delle quali appaiono inutili e dispendiose, cioè a carico del cittadino contribuente.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc