È con rabbia e con amore che mi accingo a scrivere queste poche righe. Rabbia verso chi, a forza, ci sta trasformando in persecutori, e la cosa assume contorni -neri- perché si tratta di azioni verso i bambini, con amore verso chi cerca un raggio nella propria vita e non lo vede rischiararsi.
Stanno facendo appello, e in modo subdolo, alla sicurezza, termine di cui sfugge completamente il significato a chi opera in tal senso e a chi ne subisce sui diversi fronti, le conseguenze (basta guardarsi intorno per capirlo).
Il diritto alla salute e il diritto all’istruzione sono sacrosanti per tutti, perché sanciti, e nessuno, per quanto in alto sia, può arrogarsi il diritto, forte del proprio seguito, di violarli.
L’incongruenza è palese, fioriscono come funghi iniziative di volontariato a favore dell’infanzia e ben vengano, ma quando questa infanzia tocca la nostra sfera sociale, svoltiamo l’angolo e attiviamo le liste di proscrizione o dell’inquisizione: un nome, una denuncia per accanirci contro chi ha bisogno.
L’apparenza non nutre la sostanza e la degenerazione incombe; medici e Dirigenti scolastici sono invitati a questo compito infame e il peggio è che forse ci sarà qualcuno che lo farà, perché lo scambierà per moralità.
E mentre incombe sul paese la tragedia del terremoto e la perdita della nostra stessa identità con queste malefatte, dobbiamo sorbirci fatti privati e quant’altro in questo momento ci assilla con veline e altro, senza che nessuno si renda conto del nostro vero degrado morale.
Le immagini che ci propongono e le notizie che ci danno non generano sicurezza ma rabbia, perché non rispondenti nei fatti alla realtà. La mia personale insicurezza è nel vivere quotidianamente con il triste pensiero che qualcuno si svegli con una proposta oscena come quella di togliere all’infanzia il diritto alla salute e all’istruzione. Si può alleggerirne il peso, soltanto se si considera l’analfabetismo morale dei proponenti, comunque estremamente dannoso. E che nessuno abbia l’ardire del contraddittorio! È tempo di reagire, perché noi siamo alla radice il paese di quell’educazione con la quale anche nell’indigenza siamo cresciuti con amore e con la quale ci siamo sentiti forti. È tempo di rialzare con forza il capo e dire a questi -Signori- che l’Italia non è questa del disordine morale, del quale, almeno io ne sono tremendamente afflitta e spero con tutto il cuore di non essere la sola.
È tempo che “Il risveglio di primavera” tocchi tutti i cuori e ci sottragga a questo incubo feroce.
Anna Lanzetta