Secondo le anticipazioni del documento della Protezione civile che aggiorna le dinamiche di soccorso in caso di eruzione del Vesuvio, nessuna modifica alla delimitazione delle zone rossa e gialla, si mantiene il criterio di seguire i confini amministrativi e non la distanza dal centro eruttivo, e vengono descritte le modalità di evacuazione.1
Non sembra ancora una volta avere ricevuto attenzione il caso dell'Ospedale del Mare: il più grosso dell’Italia Meridionale (450 posti letto e 190 milioni il costo stimato nel 2004), in costruzione in spregio alle più elementari norme di sicurezza a 8 km dal centro eruttivo del Vesuvio, nel quartiere Ponticelli di Napoli. In zona gialla, a 100 metri dalla zona rossa.2
Nel documento della Protezione civile, con la delimitazione della zona rossa (divieto di costruzione) e quella gialla (zona a pericolosità differita e da evacuare con eruzione in corso) intorno al Vesuvio, si conferma l'utilità di realizzarla seguendo i confini amministrativi, solo per esigenze logistiche e operative, essendo aree effettivamente a rischio. Solitamente la delimitazione della zona rossa viene fissata con una distanza dal centro del vulcano che oscilla tra 10 e 12 km, e questo avviene per la parte sud-est anche del Vesuvio, non per quella nord-ovest, per cui Ponticelli e l’Ospedale del Mare risultano in zona esclusa dal rischio invasione della lava.
«L’area a maggiore pericolosità -detta zona rossa- è esposta al pericolo di scorrimento di colate piroclastiche e comprende 18 Comuni immediatamente circostanti al vulcano. La zona a minore pericolosità -zona gialla- è composta da 59 Comuni e corrisponde a tutta l’area che può essere interessata dalla ricaduta di piroclastiti e cenere, con spessori tali da causare il collasso delle coperture di un numero significativo di edifici». Così certificava nella scorsa legislatura il Governo in risposta ad una mia interrogazione parlamentare, e così conferma il documento della Protezione civile.
Abbiamo già ripresentato una interrogazione al Governo all’avvio della legislatura, abbiamo rivolto pubblici appelli alla Protezione Civile, alla Commissione Grandi Rischi, all’Istituto Nazionale di Vulcanologia, ma tutto tace.
L’appello ora è nel tavolo della commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino, affinché si occupi di un ospedale che, invece di accogliere i feriti di una eruzione, se va bene dovrà essere evacuato, se va male resterà sotto la lava.
Le eruzioni dei vulcani, i terremoti, gli uragani non possono essere impediti, ma lo Stato ha il dovere di prevenire i rischi e non di mettere a rischio coscientemente la popolazione. Costruire un ospedale in quella zona è rendersi complice di tentata strage.
Donatella Poretti
1 Qui il settore della Protezione civile sul rischio Vesuvio.
2 Vedi cartina a questo link.