Le parole di Benedetto XVI in Camerun sui problemi dell’Africa sono state cancellate, nei media, dalla riproposizione della linea ufficiale della Chiesa sulla contraccezione aggravata dalla considerazione, nelle parole del Papa, che l’uso del preservativo sia addirittura tale da aggravare la situazione per quanto riguarda la cura dell’AIDS. Questa posizione è stata contrastata all’interno del mondo cattolico ancora prima che essa si manifestasse nell’enciclica Humanae Vitae del 1968, e poi sempre successivamente. Essa, nella prassi e nella riflessione dei migliori studiosi di teologia morale, non è stata recepita da gran parte del popolo di Dio della Chiesa cattolica; essa , cioè, non è considerata come vincolante.
Questa “non recezione” mette in discussione alla radice l’autorità morale del Papa. La successiva esplosione della pandemia di AIDS ha aggravato le responsabilità di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI poiché essi hanno confermato il divieto, rifiutando anche l’ipotesi di uso del preservativo come strumento di prevenzione della malattia. Le parole di papa Ratzinger poi, in occasione del viaggio nel continente più colpito e con una forte presenza di strutture cattoliche nell’Africa subsahariana, appaiono tragiche per le loro dirette conseguenze. Ancora una volta ci ricordiamo delle parole di Gesù (Mc 2,27): «il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!». Infatti, nella situazione concreta, astratti e discutibili principi, declamati in modo autoritario, vanno contro la carità e contro il buonsenso, creando ostacoli nell’affrontare efficacemente l’estendersi della malattia. Per fortuna, da tempo anche in Africa la linea ufficiale non sempre viene seguita da tante strutture di intervento in campo sanitario e sociale che fanno capo alla Chiesa cattolica e che si occupano non solo di Aids ma anche di educazione, prevenzione e del problema della coesione famigliare.
Per affrontare questa situazione ci chiediamo quando il Papa e la Curia ascolteranno le parole del Card. Carlo Maria Martini che ha scritto: «Sono fermamente convinto che la direzione della Chiesa possa mostrare una via migliore di quanto non sia riuscito all’enciclica Humanae Vitae. La Chiesa riacquisterà credibilità e competenza… Per i temi che riguardano la vita e l’amore non possiamo in nessun caso attendere tanto. Saper ammettere i propri errori e la limitatezza delle proprie vedute di ieri è segno di grandezza d’animo e di sicurezza» (in Conversazioni notturne a Gerusalemme, pag. 94).
Roma, 19 marzo 2009
NOI SIAMO CHIESA