Marzo. La primavera si avvicina (evviva!). L'appuntamento di questo mese è con un poeta che bisognerebbe sentire e vedere dal vivo per avvicinare il suo percorso artistico. Ci provo comunque... Lello Voce si occupa intensamente dell'aspetto orale, performativo, della sua poesia: partecipa e organizza poetry slam, anche come EmCee.
Insomma, qualcosa di un po' differente dall'idea tradizionale della figura del poeta... (s.m.)
– Non ti capita mai (o ti è capitato) di sentirti un po' come una rock star durante le tue performances poetiche?
Non so come si senta una rock star. Non sono una rock star, non lo sono mai stato e credo che, ahimè, non lo sarò mai. Sono più semplicemente un poeta che legge le sue cose ad alta voce insieme a dei musicista e, a volte, ad un video artista. So dunque dirti cosa provo mentre faccio 'questo'. Credo che si tratti della stessa sensazione che si prova in altre situazioni estremamente intense di piacere, di dolore, di pericolo, di stupore. Insomma: aumento la mia produzione di adrenalina (e di endorfina, anche se può sembra strano...). Comunico e mi comunico con un'intensità che è molto diversa da quella quotidiana, usuale, in cui io, come tutti, passo la maggior parte del mio tempo. È come essere un acrobata sul filo, un filo teso fatto di suoni e parole. E andare avanti, ad occhi chiusi, nella speranza di non sbagliare un solo passo. Il pubblico è il baratro e insieme il luogo da raggiungere. L'unica cosa che m'aiuta è un po' di fiuto, tanto fiato e migliaia di parole. Tutto qua.
Piccola Cucina Cannibale
a J.
ho bisogno di una scorciatoia lenta e di una vita che mi menta
dove si senta il suono spento d’ogni sentimento io ho bisogno
di un sogno lasciato indietro di trovare un metro alla menzogna
di sfuggire alla gogna bisogno di silenzio di assenzio e mugugno
ho bisogno di tatto d’olfatto di dare di matto sfuggire allo scacco
bisogno di occhi e polpastrelli di lingua di narici di mitragliatrici
di un gorgo sordo che inghiotta il futuro di una vena delle tue radici
) strappami le pupille e masticale con tenerezza assapora il gusto
amaro dello sparo e la polvere che ho sparso sulle emozioni tagliami
la lingua e brucia la punta fino a che il fumo non si fa incenso,
fino trovare un senso)
se ancora esisto è per nutrirti per stupirti per sfuggirti e per tradirti
metterti spalle al muro all’angolo e chiederti di arrenderti al segno
ambiguo che ci separa all’aria rara che sta tra noi e ci unisce in
un soffio al vuoto d’ogni nostro moto se ancora esisto è per dirti
per favore continua a stupirti per dirti bada che amore non fa rima
con cuore ma con il rombo del dolore con i muscoli strappati che
carezzi a sera con l’unica cosa vera sangue versato che fa primavera
) divaricami le gambe e staccale dal tronco smonta le ginocchia
svuotale di liquidi e parole asciugale al fuoco lento del dubbio
affonda l’accetta alle natiche con un colpo secco e netto dividimi
fammi a pezzi divorami)
se ancora esisto è per dirti di non credere una sola parola di affilare
lo sguardo come lama puntata alla gola di continuare a credere che
anche il tacchino vola anche a costo di restare sola anche a costo di
essere tu a dire l’ultima parola se ancora esisto è per l’acrobazia
che mai non sazia per quest’ultima carezza un attimo prima del
respiro affannato che mi spezza è per leccarti le mani con dolcezza
per bere il tuo sale asciugarti il male è per amore o per quel che vale
) tagliami le orecchie con cura e ricucile ai lati delle labbra e le
palpebre i polpastrelli applicali alla lingua con spilli e virgole e
punti là dove batte là dove il dente duole e pulsa in grumi di dignità
il ritmo del dolore l’accento della libertà)
ho bisogno di dimenticare il futuro di immaginare il passato bisogno
di fiato caldo sul collo di minacce di ricatti di violenza di una lenza
avvelenata bisogno di un’unica durata liscia come uno specchio come
il ghiaccio che il filo dei pattini fende come fosse il taglio d’una storia
comune un percorso un morso di vita che stride di lame e uccide io
ho bisogno di pelle e d’olfatto ma tu guardami senza toccarmi e ora
rubami la vita con destrezza amor mio e poi spegnimi con dolcezza
(da L'esercizio della Lingua, Le lettere, libro + Dual Disc, 2008)
Piccola cucina cannibale (5’ 58”)
(Testi di Lello Voce, musica di Paolo Fresu e Frank Nemola)
Lello Voce – spoken word
Paolo Fresu - tromba
Frank Nemola – elettronica
Registrato e mixato a Bologna – LittleBird Street Studios – 2008
Audio Mp3 qui
Lello Voce è nato a Napoli nel 1957; vive e lavora a Treviso. È stato tra i fondatori del gruppo-rivista Baldus e ha fatto parte del Gruppo ’93; ha inventato e dirige i Cantieri Internazionali di Poesia Absolute Poetry, a Monfalcone; ha introdotto in Italia il Poetry Slam ed è il più noto EmCee italiano. Ha collaborato con artisti e musicisti come Paolo Fresu, Michael Gross, Frank Nemola, Giacomo Verde e Luigi Cinque. In versi ha pubblicato Singin’ Napoli cantare (prefazione di Giuliano Mesa, Ripostes 1985), (Musa!) (con audiocassetta, Mancosu 1991, introduzione di Romano Luperini), I segni i suoni le cose (con cd audio, Piero Manni 1995, presentazione di Niva Lorenzini), Farfalle da combattimento (con cd audio, prefazione di Nanni Balestrini e nota di Jovanotti, Bompiani 1999) e Fastblood (cd audio Absolut Poetry/Self 2005, musiche di Paolo Fresu, Michael Gross e Frank Nemola). Nel 2008 è uscito nella collana “Fuori formato” de Le Lettere L'esercizio della Lingua, che riunisce buona parte della sua produzione insieme alle poesie della sua ultima raccolta, “Piccola cucina cannibale”. Il volume è accompagnato da un dual disc che ospita il suo nuovo Cd di poesia e musica (con Nemola, fresu, Gross e Salis) e un Dvd con molto materiale d'archivio e tre video originali di Giacomo Verde e Robert Rebotti.
Ha inoltre pubblicato il romanzo Il Cristo Elettrico (Noreply 2006) e curato il volume di Haroldo De Campos, L’educazione dei cinque sensi (Metauro 2005). Collabora a l’Unità e il suo sito è www.lellovoce.it
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