Tanto tuonò che piovve! Giorgio di qua, Giorgio di la, eroe della neve, salvatore della patria sciatoria, favorito della vigilia, interviste, pronostici e prognosi più o meno riservate, attesa spasmodica… insomma il più classico degli stereotipi si è presentato anche a Sestriere per le gare olimpiche. Passato il tempo di Tomba e della Compagnoni, l’Italia si è svegliata dal torpore autunnale, a pochi mesi dalle Olimpiadi di Torino 2006, con un nome in testa, quasi un ritornello, Rocca la roccia, Giorgio maestro di cerimonie d’inaugurazione a cui affidare sogni e speranze.
Il personaggio delle Olimpiadi era sicuramente lui, l’atleta di Livigno assoluto dominatore dello slalom quest’anno e protagonista del lancio mediatico dei Giochi, attesi quasi con timore fino a qualche mese prima, poi con scaramantica fiducia e alla fine vissuti con grande partecipazione e calore da tutta l’Italia.
Di Rocca hanno parlato tutti i Media facendo del timido ragazzo che traccia curve con grazia e potenza un Vip, o meglio un quasi Vip, visto che le Iene del Trio Medusa hanno dovuto intervenire con una cura da cavallo per trasformare Giorgio in un personaggio. Per la cronaca si può rivedere il filmato girato a Livigno e trasmesso da Italia 1 il giorno, guarda caso, della combinata di Sestriere il 14 febbraio.
Un San Valentino amaro per Rocca che forse non ha creduto abbastanza in una medaglia ampiamente alla sua portata finendo quinto a 7 centesimi dal bronzo. Senza le pressioni e le attese dello speciale sarebbe stata l’occasione buona per mettersi al collo una medaglietta e abbassare un po’ la pressione dell’ambiente. Errorino strategico, se vogliamo dilettarci in elucubrazioni tecnico-tattiche degne di un generale dell’antichità. Il nemico era distratto, la guerra si sarebbe comunque vinta o persa in seguito, ma il successo in una battaglia avrebbe dato forza e fiducia alla truppa. Così non è stato e il quinto posto ha strappato solo qualche “peccato, ci è andato vicino!” a cui seguiva ovviamente “ma la sua gara è lo slalom”. Come dire, giù carichi!
Le spalle sono larghe non per niente Giorgio è Giorgione, ma anche se sei convinto dei tuoi mezzi, sei tranquillo e tale ti senti, dietro, nel profondo della testa si accendono delle spie che non sai mai quando escono. Ogni volta che ti chiedono “allora come va? Pronto per lo slalom?”, fai finta di niente ma le domande si ficcano come insignificanti spillini nella mente e prima o poi, a furia di dai, li senti. Filosofia, forse sono solo parole per riempire la pagina di un giornalino locale, ma un fondo di verità c’è e per questo Rocca si è allontanato da Sestriere per allenarsi più tranquillo tanto da tornare in grande forma. Ecco il bello della cosa, quello che fa più male, Giorgio ha sciato per due terzi di slalom alla grande. Come Tomba dei tempi d’oro tanto per non fare paragoni o ancora di più la Deborah che scendeva tanto precisa ed elegante da non rendere l’idea della velocità. Centrale, sicuro, senza strafare Rocca è arrivato al patapunfete con mezzo secondo di vantaggio su un tale Benny Raich, e con poco tema di smentite sarebbe arrivato al traguardo con un buon margine sul resto dei concorrenti. Il maestro però non è un mago e può anche sbagliare, certo così non se lo sarebbe aspettato neanche lui, un dossetto che ha fatto il solletico a nessuno, una catapulta e la faccia a gustare la neve. Robe da chiodi. Il silenzio del parterre sarà per un po’ il rumore che Girogio ricorderà di più. Attimi di infinito dolore (stiamo però sempre parlando di sport) che ha pervaso le migliaia di persone al Sestriere, ha rotto la voce di Gobbo e De Chiesa in cabina Rai, ha invaso i quasi nove milioni di telespettatori che quel sabato 25 si sono dati un appuntamento olimpico. Disarcionato dalla candida groppa innevata della “Giovannino Agnelli” il cavaliere valtellinese si è rialzato, come ha fatto tante volte nella sua carriera, è sceso verso il traguardo, ha sollevato un braccio salutando i tifosi come per scusarsi. Giorgio è così, gli sarà sicuramente pesato di più deludere milioni di italiani e di tifosi in giro per il mondo che perdere “l’occasione della vita”, sempre parlando di sport e augurandogli di arrivare alle prossime Olimpiadi.
Andrea Gusmeroli
(Da Tirano & dintorni, marzo 2006)