Eh, sì. Sono tornati i Sulutumana e l’han fatto alla grande. Dopo il breve periodo successivo all’uscita di Michele Bosisio dal gruppo (che aveva portato ad un nome nuovo per l’ensemble: Semi suite) si ritorna a casa e… sull’utumana. Se è stato questo a dare un nuovo, vitale sprint a tutti i componenti, questo ri-avviarsi su un cammino sentito come viscerale e indispensabile alla propria stessa essenza, oppure il normale processo artistico di crescita, quel che è certo è che sabato scorso sul palco c’era la gioia di fare musica, di sentirsi in perfetto accordo tanto da restituire al pubblico la netta sensazione di un’intoccabile armonia.
Quasi tre ore per una serata in cui è stato presentato il lavoro della primavera 2008, quello appunto del ritorno: Arimo: tredici canzoni che riportano alle atmosfere de La danza, uno dei loro CD più amati dai fans. Anche questa volta, quindi, grande protagonista è la memoria, che si rivolga ad episodi collettivi, storici e più lontani nel tempo – come avviene per “Farfalla sucullo” e “Ogni voce che tace”, rispettivamente riferite a un rom e riecheggiante le persecuzioni naziste e ai ricordi di un soldato della prima guerra mondiale – oppure a storie quotidiane dell’infanzia e ai personaggi in viaggio dai romanzi di Andrea Vitali (scrittore lariano col quale i Sulutumana da anni collaborano in un interessante percorso tra musica e narrazione).
Ma sono anche i cavalli di battaglia dei Sulutumana a riecheggiare nella cornice dell’auditorium: Pomeriggio, Viola, Sarà di più (sbaglio se dico che ho notato una certa malinconia aleggiare su questa canzone, normalmente sempre eseguita da Michele?), Carlina rinascente, Il frigo, Piccola veliera, La canzone preferita…
E poi, ancora, le simpaticissime Il tuo culo, La vera storia di Marisa Puchenia, l’ultima Un po’ come, altrettante anomale (se rapportate al convenzionale panorama musicale discografico vigente) canzoni d’amore che pur parlando di questo motore cruciale delle nostre vite lo fa in modo scanzonato e col giusto tocco di humor.
Ecco, l’altro tratto saliente della serata è stato dato dalla simpatia di “Giamba”, Gianbattista Galli, il cantante e autore dei testi, oltre che grande fisarmonicista, che veramente è apparso in piena forma e sotto la luce, forse meno nota, dell’istrionico ‘capocomico’ di questo ensemble che più volte fa andare il pensiero ad un’atmosfera quasi circense.
Risate sincere, quindi, oltre alla delizia di trovarsi di fronte a ottimi musicisti: Francesco Andreotti al pianoforte, Nadir Giori al contrabbasso, Andrea Aloisi virtuoso del violino, Marco Castiglioni alla batteria, Raffaele Cogliati alla chitarra, Angelo Galli al flauto e percussioni.
Ancora una volta un colpo grosso per il Quadrato magico, davvero insuperabile nel programmare e nell’organizzare le sue stagioni musicali!
Annagloria Del Piano