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Valter Vecellio. Qualche considerazione sul Comitato dei Radicali appena concluso
12 Gennaio 2009
 

Ho ascoltato, come molti di voi, la relazione della segretaria di Radicali Italiani Antonella Casu in occasione del Comitato del 9-10-11 gennaio. Un “servizio pubblico” assicurato ancora una volta dalla Radio Radicale a beneficio di quanti non erano presenti ai lavori del Comitato, e hanno comunque avuto la possibilità di conoscere e sapere.

Quelle che seguono sono alcune riflessioni sui temi su cui Antonella Casu ci sollecita con la sua relazione. E preliminarmente un pensiero “cattivo”, da fugare subito con comportamenti conseguenti e coerenti; come radicali corriamo forse il rischio di vivere in modo un po’ tradizionale la situazione straordinaria che stiamo vivendo.

 

Una critica – tra le tante – che si muovevano a Daniele Capezzone era quella di inseguire l’attualità esterna, e di fare poco o nulla per cercare di imporre la nostra, di attualità. Per cui certamente Daniele passava un po’ ovunque, ed era molto popolare, e anche tra noi si diceva: “Come è bravo, come “buca”, come passa”, per la buona ragione che accettava le regole del gioco degli altri, e nulla o quasi faceva per imporre il gioco radicale. Era occupato e preoccupato – come ora, del resto – di costruire il monumento a se stesso, e pazienza se la fragile casa radicale andava alla malora.

Ora se si prendono in esame le cento e passa dichiarazioni e comunicati dell’ultimo mese, mi vien da dire che siamo un po’ tutti ammalati di capezzonismo. Nel senso che siamo tutti molto attenti nell’intervenire e dire la nostra, certo in modo impeccabile e per quel che riguarda la sostanza ineccepibile, sulle cose che agitano l’universo mondo. E però poco o nulla si fa per cercare di imporre la nostra agenda. Sull’anagrafe pubblica degli eletti, abbiamo un’occasione al giorno per intervenire. E tuttavia le potete contare sulle dita di una mano le dichiarazioni e i comunicati in questo senso. Ed è invece un qualcosa che giorno dopo giorno diventa attuale e importante. Non è solo Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera; l’altro giorno è stato Vittorio Emiliani su L’Unità a domandarsi che tipo di democrazia sia questa, che non consente partecipazione e conoscenza. E quando il Corriere della Sera con Sergio Rizzo pubblica due pagine del “Focus” per sostenere che tutti i politici trombati o giubilati, trovano collocazione negli enti pubblici, noi non siamo stati lesti nell’obiettare: tutti meno i radicali. Così come ogni volta che si sostiene “tutti rubano”, noi non dobbiamo stancarci di dire: non è vero, noi non rubiamo. Nell’ultima relazione sulla criminalità inviata al Parlamento si sostiene che il malaffare si concreta ormai non solo in tangenti e contati, ma ha trovato strade che sono appalti, consulenze, viaggi pagati; un qualcosa che arriva intorno ai 50 miliardi di euro. Vorrà dire qualcosa che in questo fiume di denaro non un centesimo di euro abbia trovato la strada delle tasche dei radicali

Perché da una parte c’è un legittimo orgoglio che nessuno potrà negare o annullare; dall’altra c’è un’anomalia che non ci si deve stancare di segnalare: non c’è un radicale che sia stato arrestato, condannato, processato, indagato per reati contro la pubblica amministrazione. Non c’è radicale che viva in casa di enti a prezzi di favore. Non c’è radicale che abbia acquistato una casa di enti a prezzo di favore. Non c’è. Il tanto citato libro di Stella e di Rizzo sulla “Casta” ha un indice dei nomi cui corrisponde una sorta di associazione per delinquere. Che nessuno, ma proprio nessuno, abbia osservato che mancano i radicali in quell’elenco, la dice lunga; ma noi non dobbiamo stancarci di dirlo.

 

Detto questo, è innegabile che esiste una questione PD, attraversato – si usa un eufemismo – da una crisi di proposta e di leadership, un tremendo problema di linea politica e di conduzione. C’è un gruppo dirigente privo di proposte, ma soprattutto non ha mordente. E poi c’è questa storia che per fortuna sembrano aver abbandonato, del cosiddetto “Partito liquido”, che per come l’ho capita mi è sembrata una grande scempiaggine.

Altra cosa evidentemente è il modello di partito proposto dai radicali. Che non definirei per nulla “liquido”, è anzi molto solido; semmai è “aperto”. Un modello di partito che deve costituire un modello di sperimentazione e di discussione anche per gli altri. Il partito delle doppie e triple tessere, della partecipazione dell’iscritto, della tessera che si accoglie e non ci sono probiviri e quello che ci siamo detti mille volte. Qui occorre che la cosa diventi iniziativa politica: non è solo un fatto di “fare cassa”, anche se il fare cassa è importante, perché ci siamo lasciati all’ultimo comitato che quella fotocopiatrice non funzionava, e ci ritroviamo a questo comitato, mesi dopo, che quella fotocopiatrice continua a non funzionare. Il fatto è che se a queste cose ci crediamo, dobbiamo cercare di essere conseguenti: e allora andare dai nostri interlocutori e chieder loro di iscriversi, di studiare i nostri metodi e le nostre proposte, creare occasioni di confronto e dibattito. Vale per i parlamentari e vale per tutti noi. Quando un Gianfranco Pasquino scrive e riflette della qualità della democrazia dentro e fuori i partiti, come da qualche tempo fa, dobbiamo valorizzare Pasquino, e invitarlo a scendere sul nostro terreno. E questo vale per tutti, da Sergio Chiamparino a tutti quelli che in questi giorni manifestano i loro maldipancia e malessere. Noi siamo la risposta in positivo al loro malessere, dobbiamo esserlo.

 

Ancora un paio di questioni. La prima, relativa all’informazione. Abbiamo scritto – meglio: i parlamentari radicali e Marco Pannella hanno scritto – una bella pagina, da protagonisti che si fanno carico del governo della cosa, per quel che riguarda la Commissione Parlamentare di Vigilanza. Che i radicali abbiano visto giusto, e abbiano posta la questione nei giusti termini, lo ricaviamo anche dalle recenti dichiarazioni numerosi esponenti non di secondo piano del PD, anche se – posso immaginare – sono il frutto e il risultato anche di altri giochi, che qui non mi interessano. Io credo che su questo terreno si debba riprendere l’iniziativa. Sul fronte della Commissione recentemente Bruno Vespa ci ha spiegato quale sarà il percorso, la road map possibile fin dalla prossima settimana: il presidente del Senato Renato Schifani ha fissato per il 13 gennaio una riunione della Giunta del regolamento, per sancire la decadenza di Villari non solo dalla presidenza, ma dalla commissione di vigilanza stessa. La rimozione porterà all’elezione immediata di Sergio Zavoli. Poi si passerà alla spartizione delle reti e dei telegiornali. Tutto questo facendo polpette di regole e norme, pubblicità e chiarezza di comportamenti.

 

L’altro tema è anch’esso più che mai urgente. Di Cecenia ormai non si parla più; e quasi più di Tibet; intanto aumentano gli arresti dei dissidenti in Cina. In Somalia si consuma una tragedia assai più grave che a Gaza (è vero: non ci sono ebrei di mezzo!). Recentemente la Rand Corporation ha elaborato un preoccupato e inquietante rapporto sul pericolo concreto che al Qaeda entri in possesso di ordigni nucleari…

In generale, c’è un fantasma che attraverso il mondo: il modello militarista, il potere crescente delle strutture militari a tutte le latitudini, è un modello gerarchico e autoritario che si sta affermando. Questo pone interrogativi, domande, problemi: di fronte all’impoverimento del Terzo Mondo, all’inquinamento globale, all’esaurirsi delle risorse, siano petrolio o acqua, come possiamo impedire che il modello democratico e liberale ceda il passo a quello autoritario e militare? La denuncia del presidente Eisenhower del “complesso militare-industriale” è più che mai attuale. Dobbiamo escogitare risposte, possibili soluzioni. Ce lo chiede quello che accade tutti i giorni. La proposta di Israele nell’Unione Europea è la sola, vera, concreta proposta che c’è, perché in Medio Oriente cessino morte e violenza. Eppure non passa, neppure Furio Colombo, che ha scritto l’altro giorno sull’Unità un bell’articolo, individuando benissimo responsabilità e colpe, ne parla… Dobbiamo trovare il modo per rompere questo muro di gomma. Perché si può benissimo avere ragione, e perdere ugualmente.

È possibile che la proposta vada attualizzata: quando venne fatta non c’erano al Qaeda, Hamas, gli Hezbollah nelle dimensioni che oggi conosciamo; però quella proposta nella sua essenza è l’unica esistente al tanto bla bla di sempre. E per dire: quando Pannella viene respinto alla frontiera vietnamita, che risposta dà il nonviolento? Sono riflessioni che come corpo politico dobbiamo farci.

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 12 gennaio 2009)


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