Il problema dell’ignoranza di fronte agli alternati e vari fenomeni di terrorismo che, complice la globalizzazione, ci colpiscono direttamente in ogni parte del mondo, è la vera novità di un mondo da sempre dominato in violenza. È l’ignoranza che ci viene sbattuta in faccia dalla Cecenia piuttosto che da Algeri, da regioni inaccessibili, ai luoghi che il turismo low cost ci mette alla portata.
Le immagini di sangue e lacrime si mescolano alle fresche tinture dei reality e macchiano l’emotività della nostra purezza, ma rimangono al di là dello schermo impedendoci così di cambiare, ma senza evitare che le nostre opinioni leggere pesino. Sentirci minacciati, al contrario di quanto accadeva in passato per violenze lontane dove la televisione andava assai poco e quando andava era un prodotto per pochi. Giudicati colpevoli, non sappiamo per cosa e non troviamo il tempo né la voglia di saperlo, autoassolvendoci per ignoranza di reato.
Ma quanto più ignoranti siamo noi tanto meno lo sono i “terroristi” attuali e potenziali, oggi più che mai assetati di verità, di quella seppur viziata conoscenza che democrazie regalate a caro prezzo non ci richiedono. Rimarco l’uso delle virgolette perché alla definizione del terrorista dovrebbe precedere quella del terrore, che, sinceramente, non riesco a comporre. È un terrore che conosce i tempi dei mass media, le strategie di emotività collettiva, le nuove tecnologie e, soprattutto, le regole della gestione amministrativa, degli andamenti di borsa e dell’internazionalizzazione economica. Un terrore che assomiglia tanto al nostro modo di vivere, al ruvido familismo di bottega spietato verso chi contrasti il benessere del clan. Familismo che si fa sistema, simboleggiato anche dal quadretto kennediano ieri, obamiano oggi.
Si badi che nel cuore dell’Africa nera, laddove povertà e miseria sono un lusso se possono essere vissute, il Movimento di liberazione del Delta del Niger sa chi colpire e come colpire, in relazione alla posta di scambio che ha in mente. Il terrore genera caos, se vuole, ma raramente agisce in modo caotico. Neppure a Mumbay probabilmente.
Terrori asimmetrici
Delle lacrime che bagnano
le radici del tuo odio,
delle incolpanti dita
verso me ramificate,
io non so nulla.
Non so del dolore
che ti opprime,
né chi ti dia il diritto
di occupare lo schermo
dell’immaginazione mia,
mescolarti alla tintura
dei reality che colora
sogni e incubi miei.
Tu bevi le menzogne di
un’adulterata verità
e in ciò, davvero,
mi somigli,
ambedue vittime
del piffero magico,
ma io,
questo lo sai bene,
nato nella parte più vorace
e per questo più giusta
del mondo.
Marco Lombardi