Una cosa che servirebbe davvero, poiché salverebbe tante vite umane, sarebbe una campagna contro il commercio delle armi. Con la prospettiva di disarmare tutti. A cominciare dal possesso privato delle armi da fuoco.
Non è un'idea nuova, ma un'idea grande sì. E non è un'idea “utopica”, ma concreta e ragionevole. Infatti in Brasile alcuni anni fa una campagna così fu condotta, e mise capo finanche ad un referendum con cui si proponeva un intervento legislativo che proibisse il commercio delle armi.*
Quel referendum fu perso, e fu una sconfitta per l'umanità. Ma averlo proposto ed aver condotto una vastissima mobilitazione popolare per questo obiettivo di civiltà fu per l'umanità comunque una vittoria, l'inizio di una lotta che dovrà pur riuscire vittoriosa se l'umanità avrà un futuro, un futuro umano. E quella proposta dovrà essere nuovamente e nuovamente formulata, e quella lotta condotta, ovunque, fino a cominciare davvero il disarmo da qualche parte del mondo.
*
Certo, se si addivenisse alla proibizione del commercio delle armi da fuoco, non per questo cesserebbero di colpo le aggressioni, i ferimenti, gli omicidi, ma sarebbe più difficile eseguirli. E non sarebbe piccola cosa.
Molte vite si salverebbero. Vite umane.
E naturalmente anche vite di altri animali, oggi uccisi dalla sciagurata insensata pratica della caccia, che soprattutto di armi da fuoco si serve (ed anche la caccia andrebbe abolita, qualunque persona ragionevole lo capisce).
Meno armi, una vita più sicura.
Meno armi, meno uccisioni.
Meno armi, più umanità.
*
Ci sembra che sarebbe opportuno avviare una campagna oggi qui in Italia con questo obiettivo: abolire il commercio di armi da fuoco, proibire la detenzione di armi da fuoco, distruggere le armi da fuoco attualmente in circolazione (in Brasile nel corso della campagna si dava un rimborso a chiunque consegnava un'arma alle autorità per distruggerla).
Cominciamo almeno a porre la questione.
(da Notizie minime della nonviolenza in cammino, 28 novembre 2008)
* Nota della Redazione. Nel 1979, il XXIV Congresso del Partito radicale, nel quale veniva eletto segretario Francesco Rutelli, approvò un pacchetto di referendum: Reati di opinione e associazione, Abolizione Tribunali Militari, Aborto, Fermo di polizia, Ergastolo, Porto d'armi, Legalizzazione della droghe leggere, Nucleare, Caccia, Smilitarizzazione della Guardia di Finanza. I quesiti sopravvissuti all'intervento del Parlamento (sui Tribunali militari) e della Corte Costituzionale furono: fermo di polizia, ergastolo, porto d' armi e le due proposte sull'aborto (si era infatti aggiunta quella, di segno opposto, del Movimento per la vita). La consultazione popolare si tenne nel 1981 e, raggiunto il quorum con percentuale del 79,40%, tutti i quesiti vennero bocciati pronunciandosi per il mantenimento delle norme. I «Sì» all'abrogazione del porto d'armi furono 4.423.426, pari al 14.10% dei voti validi.