Sabato 29 novembre, alle ore 18, la libreria “La Torre” di Alba ospiterà la presentazione del libro Dante Giacosa, l’ingegno e il mito (Araba Fenice Libri) di Loredana Dova. A parlare del grande ingegnere Fiat, nato a Roma da una famiglia neivese e trasferitosi ad Alba in tenera età, saranno, insieme all’autrice e all’editore Fabrizio Dutto, gli studiosi albesi Donato Bosca, Giulio Parusso e Raoul Molinari.
Giacosa ebbe sempre con Alba un legame strettissimo. Qui frequentò il liceo classico “Govone”, si avvicinò alla meccanica ed ai motori grazie ad amici quali Attilio Molineris o l’ingegner Zecca con il quale aveva costruito una specie di spider che usavano poi per le loro scorribande nel centro della città. Originaria di Alba era anche la moglie, Laura Gherzi Paruzza, la cui famiglia possedeva una magnifica casa (“La Rocca”) sulle colline di Altavilla. Albesi erano poi alcuni parenti e amici a cui Giacosa rimase molto legato, in particolare “Cin” Bonardi, la moglie Ada Calissano ed il figlio Mimmo, la famiglia del medico Achille Mario Dogliotti e l’avvocato “Nandin” Gioelli. La famiglia Giacosa trascorse gli anni della guerra ad Alba. Ritenendo troppo pericoloso vivere a Torino, l’ingegnere decise infatti che, mentre lui continuava a lavorare alla Fiat, la moglie e la figlioletta Mariella si sarebbero trasferite nella villa del “Perucca”, che i genitori di Dante avevano donato loro come regalo di nozze. Di quel periodo e della loro permanenza ad Alba parla anche Beppe Fenoglio in una pagina del Partigiano Johnny. Il protagonista, di ritorno in città, incontra la moglie di Giacosa, Lalla (di una bellezza statuaria che ricordava le sculture di Canova, così la definisce lo scrittore albese) ospite della famiglia Bonardi, che gli confida la sua grande preoccupazione per il marito a causa del suo «postaccio alla Fiat. Fosse un posto qualunque, ma tu sai la posizione di Dante alla Fiat. Se diserta, i fascisti lo cercherebbero in capo al mondo, se ci rimane, l’aria è irrespirabile…».
Il libro, oltre a ripercorrere la vita lavorativa del grande progettista, ne dipana il pensiero attraverso i numerosi documenti conservati all’Archivio Storico Fiat di Torino. Numerose sono poi le testimonianze “di prima mano” che l’autrice ha raccolto da colleghi, familiari e amici. Ne esce quindi un ritratto a tutto tondo, non senza aneddoti curiosi. Come ha raccontato Mimmo Bonardi, per esempio, quando uscì la 500, che Giacosa dovette realizzare seguendo le strettissime direttive di Valletta in tema di economicità e risparmio, in famiglia si coniò una battuta che veniva ripetuta in dialetto ogni volta che si parlava di quel progetto: «Valletta ti ha dato sei uova e ti ha detto: fammi una frittata per 24. E tu gliel’hai fatta!».
Con la prefazione dello storico dell’automobile Antonio Amadelli, che per anni ha lavorato all’Archivio Fiat, il libro contiene anche due preziose testimonianze: quella di Domenico Romano, fondatore del Fiat 500 club Italia e quella di Giorgetto Giugiaro, che mosse i suoi primi passi proprio con Giacosa che intuì il genio dell’allora giovanissimo designer.
Il 4 dicembre il volume sarà presentato all’Archivio Storico Fiat di Torino. A parlare dell’opera, insieme all’autrice, saranno Giovanni Brunazzi che conobbe e lavorò con Giacosa, Lucio Fiore, già progettista della casa torinese e conservatore del Registro Fiat italiano, Maurizio Torchio, direttore del’Archivio storico Fiat e l’editore Fabrizio Dutto. Sarà presente la figlia dell’ingegner Giacosa, Mariella Zanon di Valgiurata.