Condannato per trent'anni all'inattività, il sito della centrale nucleare di Zwentendorf, una cinquantina di chilometri a ovest di Vienna, uscirà presto dal letargo per produrre energia solare. Il 5 novembre 1978 il popolo austriaco decise, con un referendum, di rendere inattivo il suo reattore nuovo fiammante e mai entrato in servizio. Poi, nel 1999, la rinuncia all'energia nucleare è stata inserita addirittura nella Costituzione. Difficile immaginare un passo indietro. Così, tra qualche mese, le facciate della centrale (una capacità di 730 megawatt), il tetto, parte dei 14 ettari adiacenti saranno tutta una fioritura di pannelli solari. Per opera di EVN, produttore e distributore di quasi tutta l'elettricità in Bassa Austria, nonché attore dominante sul mercato bulgaro e macedone. Il sito lo ha comprato nel 2005, i permessi ci sono, la rete elettrica passa a qualche centinaia di metri. Se il contributo di Zwentendorf allo sviluppo delle fonti rinnovabili sarà inizialmente modesto, la sua 'riabilitazione' contribuisce però, almeno in parte, a colmare il ritardo dell'Austria rispetto agli obiettivi di Kyoto.
In Italia si sta seguendo un percorso all'inverso, oggi va di moda il nucleare, però lontano dalla propria casa (sindrome di nimby). Ci vorrà (speriamo di no) un incidente per far cambiare opinione agli italiani e al Governo? Quello che non è chiaro è che le fonti non rinnovabili (petrolio, gas, carbone, nucleare, ecc) sono, appunto, tali e nel futuro non si possono ricostituire, occorre investire, invece, su quelle che possono rinnovarsi. Ovvio che occorrono anni e, nel frattempo, bisogna mettere in atto processi di transizione utilizzando tutte le carte a disposizione, ad iniziare da un razionale utilizzo dell'energia. 50 anni fa, per interessi e miopia, abbiamo puntato sul trasporto privato a discapito di quello comune (treni, tram, metropolitane, autobus) e oggi ne scontiamo le conseguenze. Sembra che la storia non insegni nulla ai nostri governanti.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc