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Prisca Agustoni |
10 Novembre 2008
Questa nuova puntata di Cercando l’oro della poesia è geograficamente in più luoghi. Ci spingiamo infatti verso la Svizzera (il Cantone Ticino, terra dove è nata Prisca Agustoni) e verso il Brasile (terra dove l’autrice vive).
Mia scelta, quella di offrire una scelta di testi bilingue: italiano e portoghese, lingue entrambe importanti per l’autrice (ma anche validissima traduttrice), anche se la composizione dei versi avviene (di norma) in italiano.
Ancora una volta e per come accadrà nelle puntate a venire, lo spazio è per la sola voce dell’autrice, messa a nudo senza la mediazione della domanda, autrice lanciata nel vuoto e che arriva a noi per mezzo di una autopresentazione, cui seguirà una scelta di testi e solo in ultimo una breve nota bio-bibliografia.
AUTOPRESENTAZIONE di Prisca Agustoni
“La poesia nasce, in me, come atto d’ascolto interiore, o meglio, come risultato di un movimento di “attenzione”, come se questa capacitá scaturisse da un organo nascosto. Si tratta di uno stato d’allerta, nel quale sia la sensibilità che la riflessione partecipano per catturare i minimi dettagli che poi saranno trasfigurati in immagini, silenzi, suoni. Per me, inizialmente, la poesia nasce da una domanda rimasta aperta, come un vettore che circola in aria senza trovare mai riposo. La riflessione interviene appunto per dare parole essenziali e precise a questo vano aperto nella sensibilità.
Forse questa domanda non esisterebbe senza l’inquietudine, la curiosità, lo sconforto, la pienezza e la leggerezza, infine, gli elementi che scaturiscono dal fatto che ci poniamo davanti al mondo essenzialmente come esseri umani, in ciò che meglio ci definisce come esseri umani: il fatto che siamo lucidi e contraddittori, meravigliosi e mostruosi, trascendentali e banali,ossia, esseri di sensibilità e di linguaggio.
In termini biografici, l’elemento che mi ha marcato profondamente, e che credo costituisca la spina dorsale del mio lavoro quotidiano con la parola, è la costante “movenza” nelle lingue e nelle rispettive letterature. Mi stimola l’idea che l’infrangersi di una frontiera, sia essa geopolitica, simbolica, culturale, linguistica – nozione questa della frontiera così fragile e polemica, nei nostri tempi di paura e radicalismo ideologico – non avvenga senza una progressiva e irreversibile movenza nel sistema di valori e di riferimenti culturali. Il mondo è vasto e lo spostamento dei suoi orizzonti linguistici-culturali richiama a sé altri spostamenti, affettivi ed estetici. Il mio essere nel mondo non è qualcosa di cristallizzato: dietro alla mia sembianza – il mio corpo, più o meno sempre uguale a se stesso – avvengono continui movimenti e forze contrastanti per mantenermi in vita. Il linguaggio poetico, per me, è uno strumento che cerca di rendere visibile questo lavoro millenare e universale.
In termini letterari, in ragione delle mie movenze nelle lingue e nelle rispettive letterature – dal dialetto dell’infanzia all’italiano della scuola, alle successive assunzioni del tedesco, dell’inglese, del francese, dello spagnolo e più recentemente del portoghese-brasiliano – la mia formazione letteraria ha subito diverse filiazioni marcanti, ad iniziare da Montale, primo grande impatto avvenuto nell’adolescenza. Ancora nell’adolescenza sono intervenute le voci della ricca tradizione ispanica, come César Vallejo, Alejandra Pizarnik, Octavio Paz, García Lorca, Luis Cernuda ed altri, per poi scoprire, negli anni universitari, i poeti francesi, inglesi, russi, tedeschi... fino a giungere alle scoperte più recenti della letteratura di lingua portoghese, dove tra Portogallo, Brasile, Angola e Mozambico, c’è da fare un bel banchetto.
In tal senso, queste esperienze estetiche e personali hanno rafforzato in me un’apertura verso la ricerca di un dettato poetico che potesse dialogare con questi universi e, allo stesso tempo, forgiare una poesia di lingua italiana che potesse trovare un suo spazio nel panorama contemporaneo.
Da Inventario di Voci / Inventário de Vozes
(Belo Horizonte, Mazza Edições, 2001)
FESTA
Cada palavra tem seu espaço.
Mesmo o silêncio
tem espessura de homem.
Os tambores escutam
em surdina
a entrega do corpo.
Eis o cenário
onde a palavra se renosa
pesando eternidade.
RETORNO
Dessas distâncias
eu falo.
Digo céus digo homens
que caçam a origem.
Não voltarei
dessa plena distância.
Tenho a consistência do silêncio
primeiro.
Pois espero a floração das chegadas.
Parti para sempre,
com as histórias
órfãs de todos os invernos.
VOZES
Tempo e espaço
não me limitam.
A procura
me avizinha ao mundo.
A moça espera
quem nunca partiu,
depois abraça
o que nunca chegou.
Minha palava
é explosão de argila.
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FESTA
Ogni parola ha il suo spazio.
Anche il silenzio
ha spessore d'uomo
I tamburi ascoltano
in sordina
la resa del corpo.
È lo scenario
dove la parola si rinnova
pesando eternità.
RITORNO
Da questa lontananza
io parlo.
Parlo cieli parlo uomini
che cacciano l'inizio.
Non ritornerò
da questa colma distanza.
Ho la consistenza del silenzio
primigenio.
Quindi aspetto la fioritura degli arrivi.
Sono partita per sempre,
assieme alle storie
dimentiche di tutti gli inverni.
VOCI
Tempo e spazio
non mi limitano.
Il cercare
mi avvicina al mondo.
La ragazza aspetta
chi non è mai partito,
poi abbraccia
colui che non è mai arrivato.
La mia parola
è esplosione d'argilla.
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Da “Fiar a Voz”, “Réquiem” - In Sorelle di Fieno / Irmãs de Feno
(Traduzione di Edimilson de Almeida Pereira, Belo Horizonte, Mazza Edições, 2002)
FIAR A VOZ
Elvezia gosta de cantar.
Mas aqui não vale
a prataria lírica:
as papoulas são altas
e as persianas
continuam
herméticas
RÉQUIEM
Os botões são a minha paixão.
No convento
perfumam ambíguos como as rosas.
Quando posso escondo
alguns
para remendar
uma canção de ninar,
ou contar os dias
que faltam
para sair daqui.
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FILARE LA VOCE
A Elvezia piace cantare.
Ma qui non vale
l'argenteria lirica:
i papaveri sono alti
e le persiane
continuano
ermetiche.
REQUIEM
I bottoni sono la mia passione.
Nel convento
profumano ambigui come le rose.
Quando posso ne nascondo
alcuni
per rammendare
una ninnananna,
o contare i giorni
che rimangono
per uscire da qui.
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Da Días emigrantes y otros poemas
(raccolta poetica di testi in spagnolo, prefazione di Martha L. Canfield, Belo Horizonte, Mazza Edições, 2004)
LA OTRA YO
Crece el musgo sobre tus párpados.
Y se detiene el anochecer
alrededor de tus miedos.
No se sabe nada del hogar
ni de tus incansables muertes,
mientras caen estrellas
en tu acuario.
*
Dejadme ser esencial,
sin ojos absolutos.
Vestiré mis labios con velluto
y rezaré junto a los hipocampos
igual ola persistente
COMPAÑÍA
la caligrafía desnuda el cuerpo
a pesar de su ausencia
antes del regreso
los asaltos constantes
y manos proscritas
al deseo
escondrijo donde esperan
los amantes
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L'ALTRA IO
Cresce il muschio sulle tue palpebre.
E si trattiene il rabbuiarsi
attorno alle tue paure.
Non si sa nulla della casa
e nemmeno delle tue instancabili morti,
mentre cadono le stelle
nel tuo acquario.
*
Lasciatemi che sia essenziale,
senza occhi assoluti.
Vestirò le mie labbra con velluto
e pregherò assieme agli ippocampi,
come onda persistente
COMPAGNIA
la calligrafia desnuda il corpo
nonostante la sua assenza
prima del ritorno
i ripetuti assalti
e mani proscritte
al desiderio
nascondiglio dove aspettano
gli amanti
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da La morsa (Lugano Viganello, Alla Chiara Fonte, 2007)
Ostaggi
Nella morsa
dove nessuno mi cercava
ho filato le vertebre.
Da allora porto con me
queste ossa
nell’incavo del verbo,
e cosi facendo
la voce si spiega
come un planisfero aperto.
*
La porta doveva restare aperta
e la luce filtrare come una corda
stesa lungo la camera, alla quale
fossero appese ad essiccare
le parole
*
Se, come dici tu,
nessuno è più fiore di me,
perché i miei petali
sono sillabe
che diventano parole
ulcere tra le mani
invece di imitare
il silenzio aprirsi
di una rosa?
*
Sono assidua spettatrice
del mio espatrio,
tra il filo spinato
e la laguna delle tartarughe
nelle cui sponde
di terre mobili
resto impigliata
*
Un piccolo guanto di lana
giace sul fondo della strada.
Questa nuova presenza
è un’intrusione quasi violenta
nel giorno appena nato
e provoca sgomento
per la mano orfana
in questo perfido inverno
che non si placa.
Prisca Agustoni è nata nel 1975 a Lugano, ha vissuto dal 1994 al 2002 a Ginevra, dove, otre ad ottenere una laurea in Lettere ispaniche e Filosofia e un master in Lettere e Genero, ha preso parte a diverse attività culturali, quali l’organizzazione di incontri con scrittori latinoamericani, e la messa in scena di diverse pièces teatrali italiane assieme alla compagnia teatrale Il Ghiribizzo. Dal 2002 vive in Brasile, trascorrendo lunghi periodi in Svizzera.
In Brasile, ha ottenuto un dottorato in Letteratura Comparata, con enfasi in poetiche diasporiche, lavorando con la produzione poetica brasiliana e africana contemporanea. Attualmente è docente universitaria presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Juiz de Fora (www.ufjf.br), nella città in cui risiede.
Collabora con numerose riviste letterarie italiane, brasiliane, svizzere e portoghesi, principalmente divulgando traduzioni di poesia italiana e brasiliana contemporanea, ma anche pubblicando testi critici che riguardano la produzione poetica.
Possiede un blog letterario: www.prisca.agustoni.zip.net
Nel 2005 ha ricevuto il sostegno della ProHelvetia per tradurre in portoghese l’opera del poeta svizzero-romando Julien Burri. In Brasile, ha ricevuto diversi premi e sostegni per iniziative culturali di traduzione o di produzione letteraria. Sempre in Brasile, è attiva anche nel campo della letteratura per la gioventù. Scrive infatti racconti per i bambini, utilizzati nelle scuole e asili per il primo passo nel processo dell’alfabetizzazione.
Ha pubblicato: Traduzioni (poesia, Belo Horizonte, Mazza Edições, 1999); Inventario di voci (poesia, bilingue italiano-portoghese, Belo Horizonte, Mazza Edições, 2001); Sorelle di fieno (poesia, bilingue italiano-portoghese, Belo Horizonte, Mazza Edições, 2002); Días emigrantes y otros poemas (poesia, in spagnolo, Belo Horizonte, Mazza Edições, 2004); A neve ilícita (racconti, in portoghese, Juiz de Fora, Funalfa Edições, 2006); La morsa (poesia, Lugano Viganello, Alla Chiara fonte Editore, 2007); La morsa (rieditata in Brasile nel 2008).