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Lidia Menapace su Spike Lee
13 Ottobre 2008
 

Mi è capitato alcuni anni fa di essere invitata a Sant'Anna di Stazzema per una iniziativa di ricordo e di risarcimento della memoria. Si fece infatti memoria anche di persone della Germania che si erano opposte in modo nonviolento al nazismo. Non manco mai di ricordare che anche un contadino sudtirolese, che era militare nella Wehrmacht e si trovava a Roma al tempo dell'attentato di via Rasella e della rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine, si rifiutò di sparare secondo gli ordini di Priebke: bisogna sempre ricordare le cose positive, specialmente se avvengono in condizioni estreme.

Stazzema è uno di quei luoghi che non si possono dimenticare, i racconti, le foto, le facce, i frammenti di vita straziata, raccolti nel museo da una donna superstite, le scarpine da neonati, i fazzoletti delle contadine, i brandelli di quaderni, i piatti rotti, le sedie bruciate, povere suppellettili di vita quotidiana straziano ancora la vista il cuore e la memoria. Il racconto dice però unanimemente che furono alcuni fascisti repubblichini che avvisarono i nazi della presenza di partigiani nascosti. Questo fu il movente della strage: il racconto letterario non deve per forza essere vero, però almeno verosimile, come si sa da millenni.

Certamente il giudizio sulla presenza dei partigiani in montagna e nelle città può essere diverso, infatti si può dire che noi partigiani mettemmo a rischio la vita dei valligiani: a questo spesso mi è stato risposto che molto spesso i partigiani erano i figli dei valligiani, da loro nascosti all'occorrenza durante i rastrellamenti.

Si è sempre molto discusso, e la conclusione è sempre che la resistenza anche armata è un diritto per un popolo invaso, ma è certamente la forma più atroce di guerra e porta con sé sempre orrori.

 

Spike Lee ha voluto fare un film sulla presenza dei soldati americani neri in Italia durante la seconda guerra mondiale e si sa che è un tema ricorrente, dato che negli USA le minoranze oppresse e gli immigrati clandestini possono ottenere la cittadinanza o un miglioramento della loro condizione se combattono. La cosa si è ripetuta in Vietnam e spesso la presa di coscienza degli Afroamericani avvenne in presenza di popolazioni povere asiatiche contro cui combattevano senza sapere perché. La questione è presente nella letteratura e filmografia della seconda guerra mondiale.

Nonostante la propaganda, i militari Usa e inglesi e canadesi e polacchi non erano molto amati, anche perché quasi tutti i bombardamenti sulle città italiane (iniziati da Mussolini e da Hitler sull'Inghilterra) ben presto furono copiati e surclassati dagli Alleati. I soldati sovietici furono incontrati soprattutto nella invasione e nella ritirata campale e nella prigionia. Della resistenza fecero parte numerosi sovietici. Alle truppe Usa si attribuivano molti stupri: l'Udi negli anni cinquanta fece una campagna per ottenere il riconoscimento dei danni di guerra alle donne stuprate e ciò fu malvisto perché erano accusati i “liberatori”. Tuttavia il riconoscimento fu ottenuto da varie migliaia di donne.

La traduzione letteraria e filmica è legata alla Romana di Moravia e si ricorderà che dello stupro della figlia della protagonista sono mostrati autori dei soldati neri americani con una certa venatura razzista, non so se la cosa sia documentata.

Molto più umana la soluzione di Rossellini che in uno degli episodi di Paisà, mostra un gigantesco soldato nero americano vincitore, che vien derubato delle scarpe da due scugnizzi napoletani mentre dorme su una jeep: cerca poi i ragazzini e li trova e mentre sta per punirli viene da loro trascinato là dove vivono e vede quanto simili alle sue in patria siano le condizioni di vita dei poveri, e mette fine alla guerra tra poveri. Uno dei racconti più belli di quello straordinario film, sempre da rivedere.

 

Sarebbe anche il caso di ricordare che noi nel 1940 dichiarammo guerra a Francia e Inghilterra e successivamente, insieme a Germania e Giappone, all'intero mondo inclusi gli USA, che perciò vennero e fecero la guerra senza risparmio di mezzi e senza pietà. Siccome ci fu una resistenza molto ampia le condizioni del trattato di pace furono per l'Italia migliori che per la Germania: ma la missione di venire a liberarci non corrisponde alla verità storica.

 

Lidia Menapace


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