Per riassumere lo stato dell’arte si potrebbe dire che il nemico del mio nemico è mio amico. Silvio Berlusconi il giorno del suo compleanno racconta che Walter Veltroni ha fatto di tutto e di più per impedire che la CGIL firmasse l’accordo Alitalia; poi interviene un D’Alema furibondo a rimettere le cose a posto, e la trattativa si è sbloccata.
«Ma vi rendete conto? Epifani era già convinto di firmare. Lui (Veltroni) ha fatto il diavolo a quattro per fargli dire di no. Poi però si è reso conto che l’85 per cento degli italiani stava con il governo…», racconta al Corriere della Sera. «Poi anche D’Alema ha chiesto a Walter se fosse impazzito e così gli è toccato tornare indietro… Sono così, io l’ho sempre saputo. Ci vorrà una generazione prima che cambi qualcosa là in mezzo».
Nelle stesse ore Veltroni accusa Berlusconi di tentazioni putiniane, la democrazia è a rischio.
«Lasciamo stare Putin», risponde secco, quasi infastidito, D’Alema, che tirato per i capelli concede che «la concentrazione di potere, anche economico, nelle mani di Berlusconi continua a essere una grave anomalia nella democrazia italiana»; ma il fatto politico è che a Veltroni viene a mancare la sponda dalemiana; ma non sono solo le esternazioni del segretario del PD e la “dipietrizzazione” del Partito, a dividere D’Alema da Veltroni. A lasciare perplesso D’Alema sono anche le tante, troppe svolte, spesso improvvisate e senza ampio respiro politico.
Un’altra pioggia di dichiarazioni è provocata dall’anticipazione del nuovo libro di Bruno Vespa. In sintesi, nel capitolo dedicato alle riforme costituzionali D’Alema riconosce che Berlusconi potrebbe benissimo essere candidato alla presidenza della Repubblica, come chiunque altro. Frase che D’Alema non smentisce, ma ne denuncia l’utilizzo strumentale, sostenendo che non è corretto estrapolare una frasetta dal suo contesto, e definisce “montatura” la polemica e la ricostruzione giornalistica sul dualismo tra lui e Veltroni.
Ora sarà anche vero che Veltroni e D’Alema – come assicura quest’ultimo – si incontrino e si parlino spessissimo, e che si scambino impressioni e giudizi. E fa parte del gioco politico che gli avversari del PD ne sottolineino contraddizioni e contrasti, amplificandoli. Però, non c’è solo fumo: una porzione d’arrosto ci deve essere.
La tregua e i fragilissimi equilibri raggiunti all’interno del PD, probabilmente reggeranno fino alla fine del mese. La manifestazione del 25 ottobre è troppo vicina, e troppo importante, perché il dissenso nei confronti di Veltroni si trasformi in scontro aperto. Indicativo, al riguardo, il silenzio osservato per esempio da molti leader del PD componente Margherita, Francesco Rutelli in testa. Ma sono in molti a posizionarsi in riva al fiume, in attesa del passaggio di Veltroni.
D’Alema, nel tentativo di fugare sospetti l’altro giorno si è affrettato a precisare di augurarsi che il governo Berlusconi duri il meno possibile; ma queste sono schermaglie di facciata, che ben sono conosciute da chi fa politica e da chi la studia; e che lasciano il tempo che trovano. Sotto la superficie, ben altro ribolle. Difficile credere che quel ringraziamento a D’Alema per il ruolo svolto in occasione della vertenza Alitalia sia una “voce dal sen fuggita”. Berlusconi, come ogni buon politico, non dice tutto quello che sa, ma certamente sa quello che dice. Berlusconi ha di fatto teso una mano a D’Alema, che appena potrà, cercherà di stringerla. In fondo, è quello che entrambi da anni vorrebbero e si augurano di poter fare; le vie delle intese spesso sono tortuose e complicate, ma gli interessi dei due leader sono più convergenti di quanto a prima vista possa apparire.
Ps.: a proposito di Berlusconi e del “putinismo”. Lasciamo pure stare Putin, come dice D’Alema. Però il 15 settembre scorso Zbigniew Brzezinski, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, e ascoltato consigliere di Barack Obama, parlando della Russia di Putin non ha risparmiato un pesante sarcasmo su Berlusconi: «Putin sta seguendo gli esempi di Stalin e di Krusciov. Chiunque conosca un po’ la Russia se ne rende conto. Eccetto Silvio Berlusconi».
Alla domanda su cosa pensi del legame tra Putin e Berlusconi, Brzezinski risponde: «È simile a quello che Putin ha con l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder». Schroeder lavora per la Gazprom, osserva l’intervistatore, Maurizio Molinari de La Stampa, che chiede: «Intende dire che Berlusconi fa affari con Putin?» «La risposta che ho appena dato si spiega da sola», risponde Brzezinski. È probabilmente qualcosa di diverso da quello che intende Veltroni; però non sembra davvero il caso di lasciar perdere…
Valter Vecellio
(da Notizie radicali, 1° ottobre 2008)