Giovedì 12 gennaio. Chiesetta di San Giacomo. Sono le quattro e mezza. Pochissimi i presenti venuti ad incontrare un personaggio di rilevanza nel panorama artistico nazionale qual è Alessandro Benvenuti: attore teatrale, cinematografico e televisivo; regista, scrittore e sceneggiatore. Con lui il professor Claudio Di Scalzo, scrittore che ha collaborato al libro, e Nicola Falcinella, giornalista e regista chiavennasco, oltre a Piergiorgio Evangelisti che introduce la presentazione della nuova biografia artistica dell’attore, un vero percorso di identificazione autoriale: L’autore nudo appunto. Il libro raccoglie saggi critici, dialoghi, conversazioni con l’autore oltre ad un’aggiornata teatrografia, filmografia e bibliografia.
Parla al pubblico come fosse seduto attorno ad un tavolo o in uno scompartimento ferroviario Alessandro Benvenuti, con molta semplicità, trasporto ed arguzia, raccontando quello che più gli sta a cuore: l’esperienza artistica come esperienza di rapporti umani e come viaggio di conoscenza, il fare del teatro e del cinema un’esperienza musicale «perché tutto è musica. La musica sta ovunque. Sta nel ritmo di uno spettacolo, di un film. La musica è armonia». Ex cantante rock e blues, Benvenuti racconta della sua partecipazione come mazziere e suonatore di tamburo in una “banda” free jazz nel ’71, evento che in qualche modo diede inizio alla sua carriera artistica. Da questo passato proviene forse la sua nota sensibilità verso il mondo sonoro. Ma l’attore si definisce prima di tutto uomo di teatro, perché il teatro è il luogo dell’assoluta libertà espressiva, oltre che un mezzo “democratico” Il cinema ha costi elevatissimi, mentre in teatro si può ottenere qualsiasi effetto con pochissimo e si può dire quello che si vuole. Cita la genialità di Benigni in un dimenticato Cioni Mario di Gaspare fu Giulia dove l’attore aveva usato un semplice fazzoletto davanti al viso per cambiare personaggio ed una lampadina, ottenendo effetti strabilianti. Benvenuti parla della curiosità che spinge a progredire e dell’importanza dei maestri da cui si attinge per rielaborare. Poi sottolinea: – È la regia la cosa che mi piace di più perché il regista ha la coscienza esatta di quello che sta avvenendo e compie un percorso di conoscenza. Deve avere risposte per ogni domanda, altruismo, prontezza di riflessi e lucidità mentale. Deve sapere qual è il cuore della “cosa” e il risultato finale è come partorire un bambino. C’è molta emozione…
Parla quindi dello spettacolo Benvenuti in casa Gori in cartellone da diciannove anni, nato come un gioco in due pomeriggi prendendo spunto dai parenti. – A volte le cose di maggior impatto nascono proprio da un gioco. E lo spettacolo fu una scommessa: una commedia in forma di monologo recitata da fermo dall’inizio alla fine, ma con un geniale gioco di luci. Le luci sono qui una componente essenziale
L’attore, che in questo spettacolo interpreta una decina di personaggi, ha lavorato molto sui diversi caratteri, miniaturizzando le gestualità di ciascuno: piccoli gesti ripetuti pescati dai tic rivelatori delle singole personalità. Ed enucleando le frasi tipiche di ognuno ha dato voce ai personaggi: dieci qualità di voci diverse. Risultato: archetipi in un gioco d’incastro assolutamente perfetto. Da qui il successo che si è ripetuto al “Mignon” con il pubblico tiranese. L’urlo finale è quello dell’autore, testimone silente di una nostrana bagarre natalizia. Alessandro Benvenuti, nella duplice veste di attore e regista tornerà il 2 febbraio sul palco del Mignon con Il costruttore di imperi accanto a Davide Iodice e Valentina Capone.
Roberta De Devitiis
(da Tirano & dintorni, febbraio 2006)