Ieri sera alle 19:30, dopo un’ora dai fax di preavviso inviati al Prefetto, al Questore, al Sindaco, al Presidente della Provincia e al Presidente della Regione Lombardia, i “Radicali per Sant’Ambrogio” hanno simbolicamente sigillato gli ingressi del cantiere dove pare sia prevista a settembre la ripresa dei lavori per dare spazio a 500 automobili, in 5 piani sottoterra, a ridosso della Basilica di S. Ambrogio, dopo lo “sfratto esecutivo” delle sepolture dei martiri della cristianità dal cimitero paleocristiano ad martyres.
Alle 22 i radicali sono stati identificati dagli agenti della P.S. usciti dalla caserma “Annarumma” che si affaccia sulla Piazza S. Ambrogio e successivamente dalla Digos che ha copiato i testi di tutti i cartelli esposti. C’è stato un dialogo molto cordiale fino alle 22:30. I sigilli simbolici non sono stati rimossi dalla Polizia di Stato.
Lucio Bertè, radicale, architetto, ex Consigliere regionale della Lombardia e Portavoce dei “Radicali per Sant’Ambrogio”, ha dichiarato:
«In attesa di un provvedimento di vero e proprio ‘sequestro giudiziale’ del cantiere e dell’area già sottoposta allo scavo archeologico, abbiamo compiuto un primo passo ‘giudizioso’ per evitare che sia violata per sempre la natura storicamente sacra di quel sito. Da radicale nonviolento gandhiano difendo la memoria e l’attualità del messaggio di grande dignità umana rappresentato da chi ha inteso affermare la propria libertà di coscienza e con essa il diritto alla libertà di espressione, non solo religiosa e non solo la propria, affrontando per questo la tortura e la morte.
«Sono certo che la loro testimonianza nonviolenta, di forza e di mitezza, è quella che alla fine ha con-vinto l’imperatore Costantino a promulgare proprio da Milano l’Editto del 313 d.C., che proclamava la libertà religiosa e di fatto rinunciava, per il suo tempo, ad una religione di Stato.
«Coloro che governano Milano, la Lombardia, l’Italia si rendono conto di cosa sia in gioco?
«L’azione nonviolenta dei cittadini, la disobbedienza civile a difesa di un valore indisponibile per qualsiasi Amministrazione, serva di aiuto alla riflessione di chi ha il tempo e il potere per cambiare decisioni scellerate e volgari, benché legali. Ai sovrintendenti che giudicano il valore di un luogo dal “valore” dei reperti e dei manufatti, ai presunti saggi che anche di recente hanno dato il loro placet al progetto perché ciò che conta è ciò che si vede in superficie e non l’anima che c’è sottoterra, dico che sbagliano e tradiscono la memoria stessa di Ambrogio che riconobbe il valore sacro di quel luogo per le sepolture dei martiri cristiani, ma già luogo di sepoltura per i pagani e forse ancor prima, e per questo decise di costruirvi la Basilica ‘ad martyres’. Egli stesso fece scavare e ritrovò i corpi dei martiri Felice e Nabore, mauretani, soldati dell’Impero romano, che volle accanto a sé nella propria tomba. Se non sapremo riconoscere e rispettare la natura di un sito, considerato sacro da oltre due millenni, sarà persa per il futuro la capacità di aiutarci a capire il senso dell’esistenza umana, individualmente e collettivamente, anche attraverso l’atto dell’abitare la Terra, di generazione in generazione, e del costruire per questo città e paesaggi che nascono dalla conoscenza profonda della natura storica dei luoghi, e dunque in sintonia con il loro spirito».
Per arruolarsi con i
“Radicali per Sant’Ambrogio”:
luciobert@libero.it – 338 1155520