La Città Proibita
Gli alter ego vegetali degl'imperatori sono oggi alberi-monumento che, nelle contorsioni levigate dalle intemperie, esprimono un epos storico fatto di pathos universale
Triste è la musica delle antiche mura.
Le incisioni mirabili non attendono più passi regali.
Passa il popolano e non s'inchina,
ignora l'impudenza e la sua fine.
Il popolo non ha più un imperatore
ma al passato tributa decime e onori,
perpetuando un sodalizio di splendore.
L'imperatore peserà sul suo popolo fino alla fine dei tempi
e come un tempo provvederà ai suoi figli
con la sua presenza toccante tra i nuovi viandanti...
Non ci sono vincitori né vinti:
l'imperatore e il suo popolo saranno uniti per sempre.
(da Linfa Guerriera)
La bellezza di ponticelli e balaustre bianchi degli ingressi alla Città Proibita è straordinaria e ricorda la raffinatezza dei merletti. Il passaggio centrale (foto all. 2) posto tra due scale laterali è ancora oggi una pagina in pietra zeppa di scritte secolari. Gl'ideogrammi di questa 'passatoia' antica, scolpiti nella selce, non erano destinati a piede umano. Soltanto l'imperatore passava su di essi, nella portantina imperiale (sorretta da coloro che calpestavano soltanto i gradini laterali).
Nei cortili interni di questo luogo incantevole, statue bellissime proclamano ancora al mondo la simbologia legata alla regalità imperiale (dell'imperatore e/o dell'imperatrice). Vi troneggia la leggendaria fenice (ritenuta immortale e capace di rinascere dalle sue stesse ceneri ogni 500 anni), preziosa e pesantissima in una lega dalla linea slanciata. Vi dimora, imperturbabile, longeva, saggia, distaccata e intangibile la tartaruga, enorme e pregiatissima nella sua plasticità quasi viva.
Anche i cortili interni (che ospitano veri musei: storico-delle antichità-delle ceramiche e delle porcellane) sono impreziositi dal gioco delle balaustre-merletto e dai colonnati spalancati, come occhi attenti ancora pronti a vigilare su un passato leggendario difficile da dimenticare...
I leoni, con la loro simbologia (legata al potere-potenza dell'imperatore) che fa presupporre ruggiti da una posizione di allerta composta (seppur pronta allo scatto eventuale), compaiono nel giardino, là dove giovani alberi (che rappresentavano la vita dei neonati imperiali) venivano messi a dimora. Forse, il loro compito era di vegliare sulla vita vegetale legata a quella umana (dei nati imperiali).
Le belve gigantesche raffigurate nelle statue messe a guardia degl'ingressi hanno una funzione diversa da quella degli animali raffigurati nelle statue conservate all'interno della cittadella imperiale. Basta guardarle per percepirne la simbologia. Il leone-canide ha bardatura imperiale, consistenza aurea, aspetto feroce e possente, espressione determinata e diretta, artigli spaventosi capaci di afferrare e tenere saldamente qualsiasi oggetto e/o preda. Nella zampa regge, a seconda del punto strategico in cui è stato piazzato, i simboli del potere spicciolo e del potere assoluto volto al popolo vicino, ai popoli ai quali il giogo imperiale è stato già esteso e a quelli cui esso sarà diretto in futuro. La possanza, l'opulenza, la maestosità, la pericolosità e la terrificante compostezza di queste raffigurazioni era diretta chiaramente ai visitatori illustri (possibili contendenti-tramatori), ma finiva per ricadere sul popolino vicino, attraverso le cui testimonianze la leggendarietà della dimora e del potere imperiale raggiungeva “i quattro angoli della terra”.
Molte sono le cose che si possono visitare, in Cina. Io riporto qui quelle che nidificano nel mio cuore. Tra le cose più belle, conservo negli occhi i peschi in fiore. Basta uscire da Beijing, per trovarne (in primavera) intere distese simili a spose dai grandi veli rosa. Nelle campagne ad ampio respiro, che circondano le tombe dei Ming, i pescheti ordinati e ben curati sono una cornice fiabesca.
Le nuvole rosa dei
pescheti in fiore
hanno spalancato alveari.
I sorrisi hanno cancellato
l'orrore indelebile-pensante
da lastricati ancora
calpestati.
La Grande Cina si allaccia
i calzari
e di nuovo riprende
il cammino...
(da Linfa Guerriera)
Bruna Spagnuolo (testi) e G. Ferrari (foto)
Continua...