Notificata al Consiglio e alla Giunta Comunale di Milano la dichiarazione di resistenza nonviolenta allo sbancamento delle sepolture paleocristiane a ridosso della Basilica di S. Ambrogio e alla loro sostituzione con 500 posti macchina su 5 piani interrati
Agli Assessori che uscivano ieri da Palazzo Marino dopo l’ultima riunione della Giunta comunale, così come ai Consiglieri comunali il 28 luglio scorso, i “Radicali per Sant’Ambrogio” hanno consegnato le loro proposte operative per una degna sistemazione del sito della Basilica del patrono di Milano, in alternativa ai 500 box su 5 piani interrati a pochi metri dalla Basilica.
Subito il blocco dei lavori, solo apparentemente sospesi, affinché non ripartano proprio ad agosto, il mese classico di tutte le malefatte urbanistiche e ambientali. Poi la revoca della concessione e la revisione del Piano della mobilità e dei parcheggi (quello del “commissario Albertini”), che annulli i parcheggi interrati del centro storico, salvando dalla distruzione gli strati archeologici rimasti.
Infine un concorso internazionale di architettura sul tema della valorizzazione della sacralità del sito prescelto da Ambrogio per edificare la Basilica chiamata “ad martyres” per via delle sepolture dei martiri paleocristiani, prima del tuttora avveniristico Editto di Milano sulla libertà religiosa, proclamato dall’Imperatore Costantino I: tutti elementi da riscoprire e da meditare per rilanciare l’identità di Milano e una architettura fondata sul rispetto (la conoscenza) dei luoghi e della storia di chi li ha abitati. Lucio Bertè, radicale, architetto e portavoce del gruppo ha dichiarato:
«Siamo in mano ad anime morte, a politici che lasciano realizzare senza reagire ciò che essi stessi giudicano sbagliato. Ormai la tecnica è quella di proclamare una emergenza/urgenza e conferire i pieni poteri a un Commissario – ieri Albertini per il traffico, oggi la Moratti per l’Expo 2015 – fuori da ogni controllo democratico e da ogni contributo culturale della società civile, esautorando gli stessi Consigli comunali. Il caso di Sant’Ambrogio è davvero emblematico e paradossale, e solo una iniziativa che preveda anche la pratica nonviolenta può “rivoluzionare” la situazione in positivo, contro le previsioni pessimistiche di tutti. Ho gettato il guanto di sfida e ho aperto l’arruolamento di tutti quei cittadini, professionisti, studiosi, uomini di religione, e anche politici di ogni parte, che intendano battersi con metodo rigorosamente nonviolento per i loro valori più profondi. Personalmente sono disposto a mettermi di traverso fino a farmi denunciare per affermare il principio del rispetto della natura e del significato storico di quel luogo, come principio valido sempre ed ovunque per progettare un’architettura e un paesaggio urbano degni di essere abitati».
In Piazza Scala Lucio, Diego, Virginia, Egle e Natalia hanno raccolto il consenso unanime dei cittadini. Alcuni cartelli: «Hands off St. Ambrose – Nessuno tocchi Sant’Ambrogio», «Il sito ‘ad martyres’ non si tocca... se no me ne vado. Firmato Ambrogio», «Sant’Ambrogio è vivo e lotta insieme a noi», «No ai pieni poteri per distruggere Milano», «Stop allo scempio! Fermate le ruspe subito!», «Via i Sovrintendenti al servizio del potere – Abbasso i ‘saggi’ stolti», «Siete nella legalità solo perchè l’imbecillità non è reato», «Pubblica utilità: Sant’Ambrogio o un garage? – Cristo o il carretto di Barabba?», «Siamo pochi... ma vi sputtaniamo in tutto il mondo»... A questo proposito, due gruppi di turisti, uno norvegese e uno greco, si sono impegnati a tradurre il documento dei Radicali per Sant’Ambrogio, e ad inviarlo ai siti internet dei loro Paesi.
I greci erano entusiasti anche dell’idea di una iniziativa al P.E. per la restituzione ad Atene delle sculture e dei fregi del Partenone “prelevati” nell’800 e oggi al British Museum o al Louvre.
Milano, 2 agosto 2008
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Fonte: Radicali.it, 02/08/2008