Quello che sta accadendo sulla presidenza della commissione parlamentare di vigilanza della Rai, è l'ennesima dimostrazione di come sia dannoso l'attuale assetto della pubblica informazione. Fanno bene i parlamentari radicali che in questi giorni stanno occupando la sede della commissione per rivendicare il rispetto della legge e la necessità di nominarne il presidente. Ma lo scempio che le istituzioni stanno dando ai cittadini rimane e, anche quando la nomina sarà fatta, l'abisso che divide il Paese dalle istituzioni sarà sempre lì. Da una parte i contribuenti costretti a pagare un'imposta travestita da canone o abbonamento per il mero possesso di un apparecchio tv, dall'altra un Parlamento che non è in grado di rispettare i propri impegni: partiti politici che si scannano tra loro perché ogni fetta di torta sia garantita a chi partecipa al gioco e, come nello specifico, perché i controllori siano ben ammaestrati e non controllino più di tanto.
Chi potrà fidarsi di questi controllori? A quale logica rispondono, a quella di una informazione pubblica o a quella di una tv di Stato che alimenta e garantisce il proprio assetto di potere?
Quella della bontà di un'informazione pubblica è un'utopia del secolo scorso, intorno alla quale lo spettacolo che ci viene presentato in questi giorni è funzionale ad un sistema partitico ed istituzionale che appare vecchio e lontano dai cittadini. I parlamentari radicali, con la loro occupazione, lo denunciano. Rimane però un problema che le nostre istituzioni fanno finta di ignorare: la privatizzazione della Rai chiesta dagli italiani con un referendum e la rimessa in discussione dell'intero assetto: è necessaria una informazione di Stato?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc