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Moonisa: “Paesi-usanze e disincanto”. Una tra le infinite dimensioni del creato (III).
22 Giugno 2008
 

Il mio steward aveva vent’anni quando si è sposato (con una ragazza del villaggio che ne aveva sedici). La loro prima bambina è morta di pochi mesi. Sunday mi ha detto che ‘è stata uccisa da un juju fatto da parenti invidiosi, quando lui l’ha portata al Sud, per presentarla al villaggio’. L’occulto qui è la spina dorsale invisibile di tutto quanto ci sia di visibile. Il loro secondo bambino ha avuto spesso la malaria e varie febbri e diarree. Mio marito e io abbiamo sempre fornito aiuto (per medici e medicine). L’assistenza medica, in questa nazione, è un miraggio lontano e i malcapitati che si ammalano, se non hanno soldi, semplicemente muoiono.  

Ero in Italia, quando ho saputo della morte della moglie di Sunday: si è ferita con una lamiera arrugginita del pulman con il quale si recava al villaggio e ha fatto una morte terribile, tra gli spasimi del tetano. Nulla hanno potuto gli aiuti giunti tropo tardi (e, probabilmente, amministrati male). Sono passati più di quattro anni da allora. Il bambino (Geremiah) ha otto anni, ora. Abbiamo vegliato su di lui indirettamente, facendo da angeli custodi a suo padre. Sunday ha l’età dei miei figli e, spesso, mi chiede consiglio. Tenendo conto della sua cultura, cerco di dargli risposte adeguate. Lui viene al lavoro la mattina, si assenta per portare il figlio a scuola, torna e resta fino alle tredici, poi va a riprendere il bambino a scuola e resta con lui fino alle diciotto. Torna per preparare la cena (sa cucinare ormai all’italiana); quando bussa al mio ufficio e chiede di parlarmi, capisco che qualche problema lo angustia. Aveva chiesto di parlarmi, tempo fa, e mi aveva detto che aveva pensato di risposarsi. Non mi ero stupita. Sapevo che, da un po’, al villaggio sua madre ‘teneva d’occhio’ una ragazza per lui e che gli ‘faceva regolare rapporto’ sul comportamento della prescelta. Lui mi aveva detto che non si trattava di quella ragazza, ma di un’altra, anche lei delle sue parti e anche lei in città. L’aveva frequentata, poi aveva cambiato idea, perché lei non mostrava simpatia per Geremiah. Non capivo dove fosse il problema; a capo chino, Sunday non trovava parole. Era riuscito, infine, a dirmi che la ragazza si era proclamata incinta e che lui non voleva sposarla. Gli avevo detto che avrebbe potuto prendersi cura del nascituro senza necessariamente sposarne la madre e lui si era rasserenato. La cosa, alla nascita della bambina, era divenuta oggetto di deliberazione per i maggiorenti del villaggio e Sunday aveva dovuto farsi i duemila km di strada e recarsi là. Si era assunta la paternità della bambina e aveva chiesto che gli venisse affidata, ma era stata lasciata alla madre naturale, perché la allattasse. Lui avrebbe preferito affidarla alla nonna paterna, ma aveva accettato la decisione impostagli e aveva cominciato a passare alla ragazza madre quanto stabilito dalla legge tribale. Mentre ero in Italia, per le festività natalizie, Sunday mi comunicò, per telefono, che  la sua baby-girl era morta; quell’incosciente di giovane madre non ne aveva avuto cura abbastanza.

Prima di partire, lo avevo mandato a Kaduna, a riprendersi il filgio Geremiah, che aveva lasciato da una zia. Mi diceva sempre che il bambino era ammalato, che la zia si spendeva i soldi destinati alle medicine e al cibo e che non lo curava. Avevo tenmuto che il bambino morisse e avevo convinto suo padre a portarlo in Abuja con sé. Il bambino era guarito e, con il nostro aiuto, era stato inserito in una scuola del posto. Tornando dall’Italia, ho trovato un Geremiah-sorpresa. È venuto, con aria gioiosa, a salutarmi, e io sono rimasta impalata e senza parole: ha un pancione biafrano e arti così minuscoli da fare impressione. L’ho salutato, quando sono riuscita a ritrovare la parola, e gli ho servito il cibo che gli piace, ma quella notte ho dormito poco e male. La pancia gonfia da tipica alimentazione di soli carboidrati è il sintomo che precede il gonfiore esteso agli arti, le piaghe, il ritardo mentale e la morte. Ho scritto una mail a un bravo medico e gli ho chiesto consiglio adeguato. Il giorno dopo, ho fatto sedere Sunday e gli ho fatto un interrogatorio a tappeto; sorrideva e insisteva, all’inizio: “Il bambino sta bene. Mangia tanto, altro che se mangia!”. Gli ho tolto il sorriso dalla faccia, facendo l’elenco dei giorni della settimana, chiedendogli la dieta di tutti i pasti del bambino, scrivendola e mostrandogliela. Il bambino aveva mangiato, durante tutti i mesi della mia assenza, gnam a colazione-pranzo-cena tutti i giorni, con l’integrazione settimanale di un pasto di fagioli e uno di riso; si era portato lo gnam anche come spuntino a scuola… Avrei urlato e lo avrei picchiato, se avessi potuto. Sapevo che mio marito aveva continuato la tradizione da me stabilita di dargli ogni giorno pasti uguali ai nostri: che fine avevano fatto? Se li era mangiati tutti lui e al bambino non aveva portato nulla?

Gli ho spiegato che cosa rischia suo figlio e gli ho preparato un menu altamente proteico, poi gli ho detto che deve cambiare mentalità e priorità, anche se ciò collide con la sua sua cultura atavica.

I pochi soldi che prende sono ritenuti tanti da chi è rimasto al villaggio. Tutta la famiglia gli sta addosso e gli chiede-chiede-chiede. Lui ha doveri verso tutti, tranne verso il suo bambino. Spende per i suoi genitori e per i suoi fratelli (che deve mantenere agli studi) ciò che ha e ciò che non ha. Continua a chiedere loan (anticipi sullo stipendio) che vanno ad accorciare il suo già piccolo income e vive perché noi lo manteniamo e gli facciamo doni. Vedere come ha ridotto suo figlio mi ha fatto provare rancore contro di lui e contro la sua cultura. Gli ho chiesto se al villaggio, da piccolo, aveva visto bambini con la pancia gonfia. Mi ha detto che il fratello più piccolo aveva avuto quel problema per breve tempo e poi si era ripreso. Gli ho spiegato che al villaggio i bambini scorrazzano in libertà, si arrampicano, cercano nidi, pescano pesci, rubano uova, mangiano anacardi e frutta verde e secca di ogni tipo, oltre allo gnam preparato dalle madri, ma che, in città, possono contare soltanto sul cibo servito in casa dai genitori e che dar loro solo gnam significa condannarli a morte. Gli ho fatto promettere che avrebbe speso il suo salario per suo figlio, prima che per chiunque altro, e che, a inizio mese, avrebbe comprato carne, pesce, formaggio e uova e avrebbe conservato nel nostro freezer le porzioni giornaliere del bambino. Non ho ancora visto nulla di tutto ciò. Ho comprato le vitamine del gruppo B e gli ho detto di darle al bambino. A ogni pasto ho fatto sempre la porzione per il piccolo e gliel’ho mandata, ma, dopo settimane, non ho visto miglioramenti. Sunday ha detto varie volte di aver già preparato pesce o carne per il bambino e di non aver bisogno di prepararglielo in casa mia. Gli ho chiesto, in quei giorni, aposteriori, cosa il bambino avesse mangiato e, spesso, mi ha dato tre risposte diverse per lo stesso pasto e ho capito che la sua natura africana non si lascia ‘influenzare’ facilmente. Dialoghi come il seguente sono stati illuminanti: “Hai detto che a pranzo, oggi, al tuo bambino avresti dato il pesce che avevi già pronto a casa tua. Che cosa gli hai dato per merenda?” / “Fagioli”/ “Che merenda è?!? E a che ora gliel’hai data?” / “Alle tre” / “E a che ora gli avevi dato il pranzo?” “Alle due”. / “E tu, se avessi davvero pranzato alle due, alle tre faresti merenda con fagioli?!? Vuol dire che alle tre gli hai dato il solo pasto della giornata, che non gli avevi preparato il pesce, come avevi giurato, che tu hai mangiato proteine qui con noi e che a tuo figlio non hai voluto somministrarne. Hai capito qualcosa del discorso che ti ho fatto e del rischio che corre tuo figlio?!? Te ne importa almeno un po’?” / “Gli ho dato il pane per merenda. No, gli ho dato i biscotti”.

L’ho chiamato al computer e gli ho fatto vedere il messaggio del medico. Mi è sembrato impressionato, ma chi può dire cosa gli passi davvero per la mente… Il bambino rischia la vita e, per salvarlo, occorre fare in modo che egli assuma almeno un pasto proteico in tutta la giornata; per assicurarmene,  ogni sera (e nei giorni di festa anche a mezzogiorno) lo faccio venire da me e gli faccio mangiare almeno una bistecchina di carne o di pesce. Gli metto davanti tre alternative gustose e gli do una cronologia obbligata: deve mangiare prima la carne o il pesce, poi il formaggio e tutto il resto dopo. In genere riesce a mala pena a mangiare la prima portata e a bere il latte in polvere bello denso che aggiungo per precauzione. S’ingozzerebbe, se potesse, di sole patate fritte (di cui il suo corpicino rachitico non ha affatto bisogno). Non ama il formaggio, che non fa parte della sua cultura e che non conosce; glielo metto nelle frittate e faccio in modo che lo mangi a sua insaputa. Fa i capricci, a volte; si mostra assonnato, silenzioso e svogliato e, per farlo mangiare, mi occorrono parole giuste e pazienza; altre volte arriva saltellando e mi saluta a ripetizione, con la gioia negli occhi. Suo padre è sempre presente, osserva e impara (almeno spero).

I pasti che non gli posso somministrare di persona glieli mando da Sunday, suo padre, e continuo a sperare... Ho misurato la circonferenza della pancia e ogni settimana cala di un centimetro. La prima ‘misurazione’ ha fatto ridere Sunday e infuriare me. “Ah!Ah!Ah! solo un centimetro!”, ha riso come un matto e io gli ho detto che era un incosciente e che avrebbe dovuto piangere invece.  Spero tanto che Sunday impari ‘l’abitudine’ a saper nutrire suo figlio. Mi dice, ultimamente, che prepara carne e pesce ogni giorno per il bambino, ma so che il solo pesce vero che entra in casa sua è quello che preleva ‘allungando’ al massimo la testa che taglia ai pesci che compriamo noi. 

Tra due giorni Sunday andrà al villaggio, a sposarsi, poi tornerà con la nuova moglie. Io farò il suo lavoro, durante la sua assenza, e lui verrà pagato lo stesso; come regalo, gli compreremo tutte le stoviglie che gli serviranno (e lui è felice come un bambino). Il destino del piccolo Jeremiah va incontro a un nuovo giro di vite importante. Let’s wish him well…!!!

 

                                                                    Moonisa

 

 


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