Mentre tutto il mondo oggi è d'accordo, dall'Agenzia internazionale per l'energia all'Unione Europea, nel riconoscere che in materia energetica la priorità delle priorità è la realizzazione in tutti i settori d'attività di una politica di efficienza energetica più ambiziosa dell'attuale ed in secondo luogo, e vale in particolare per i paesi del Mediterraneo, lo sviluppo di energie rinnovabili - biomasse, eolico e solare -, noi lanciamo il nucleare.
Non mi pare la scelta più lungimirante dal punto di vista strategico, economico ed ambientale.
Parlare oggi di impianti di nuova generazione che gli esperti dicono saranno pronti tra almeno una decina d'anni ed impegnarsi in un piano di investimenti che ci vincoleranno per decenni significa investire su impianti che saranno obsoleti.
Quello che serve è innanzitutto un piano energetico nazionale che risolva due problemi strutturali del nostro paese: la quasi totale (87%) dipendenza energetica dall'estero e la questione ambientale.
Il nucleare non rappresenta la soluzione alla dipendenza energetica non possedendo noi uranio. D'altro canto la Francia, che intraprese la scelta nucleare 30 anni fa come scelta di autosufficienza e di libertà, continua a dipendere dal petrolio in misura ben superiore alla media dei paesi europei che non hanno scelto il nucleare. Occorre invece recuperare il tempo perduto nei settori delle rinnovabili e del risparmio energetico anche in considerazione del fatto che i ritardi nell'attuazione degli obiettivi di Kyoto costeranno al sistema paese 3 miliardi di euro l'anno.
Elisabetta Zamparutti
deputata Radicale eletta nelle liste del PD e Tesoriera di Radicali Italiani
(da Notizie radicali, 23 maggio 2008)