Tutto è cominciato con una mail...
Una giornalista, Assunta Sarlo, la indirizza alle donne che conosce per chiedere di pensare a qualcosa che possa farci uscire dal silenzio. Tema: la legge 194 del 1978.
L’appello è giunto anche in Valtellina. Infatti, i primi di gennaio ho ricevuto una mail con questo invito:
QUANDO USCIRE DAL SILENZIO È NECESSARIO
Contemporaneamente ci siamo dette: uscire dal silenzio qualche volta è necessario.
Ci sono tra noi donne che negli anni ’70 s’interrogavano su di sé in modi diversi, sia impegnandosi per il referendum sul divorzio e poi sulla 194, per i consultori liberi e gratuiti, sia approfondendo anche attraverso l’autocoscienza la propria distanza dai ruoli femminili precostituiti.
Oggi si reincontrano con donne giovani, le nostre figlie, che beneficiano di una libertà femminile che gira per il mondo, e tuttavia sono con noi preoccupate che qualcosa possa cambiare in peggio.
Di questa libertà fa parte il nostro comune convincimento che non si possa obbligare una donna a diventare madre e che la relazione materna, indispensabile alla vita umana, si stabilisce nell’attimo in cui lei l’accetta.
Ci si dimentica che, in questi anni, la più valida prevenzione contro l’aborto l’ha fatta il movimento delle donne incoraggiando la nostra autonomia nei confronti della sessualità maschile e togliendo la vergogna tipicamente patriarcale, sia clericale sia borghese, che fino a tempi recenti colpiva la donna non sposata che restava incinta.
Protervia, ipocrisia e strumentalità partitica sorreggono invece un attacco che potrebbe far attecchire anche da noi movimenti e posizioni oltranzistiche antiabortiste di stile americano, violente ed estremistiche, ma soprattutto molto distanti dalla vita e dalla coscienza reale delle donne.
Usciamo dal silenzio per far sentire la voce di una libertà femminile, che non può essere strumentalizzata, per dire che con essa è in gioco la qualità dei rapporti tra uomini e donne, della loro convivenza e di quella del mondo che condividiamo: per questo invitiamo anche gli uomini a coinvolgersi.
T’invitiamo a incontrarci per parlarne, per trovare i modi di far sentire la voce della libertà femminile in Valtellina e costruire l’adesione alla manifestazione delle donne a Milano del 14 gennaio 2006,
Lunedì 9 gennaio alle ore 17 presso la sede della CGIL di Sondrio, Via Petrini.
Estendi questo invito alle amiche, alle conoscenti interessate.
Sondrio, dicembre 2005
Anna, Cristina, Marina, Maura… e ancora
Ho accettato l’invito e ho partecipato all’incontro. Eravamo una quarantina di donne, alcune già le conoscevo. Siamo state insieme per tre ore parlando delle nostre esperienze e condividendo che c’è bisogno di fare una vera politica delle donne e degli uomini, e per fare ciò ognuno di noi deve partire da se stessa.
Abbiamo fissato il prossimo incontro, perché tutto non sia perso, per Lunedì 23 gennaio, alle 17:00, sempre alla sede della CGIL di Sondrio (via Petrini).
Sabato 14 gennaio siamo partite alla volta di Milano, alcune con il treno, altre con il pullman organizzato dalla Cgil; alle 13:30 arrivo a Milano. Partenza alle 14 da Piazza Duca D’Aosta, arrivo in piazza Duomo dove sarà Ottavia Piccolo a salutare il corteo e a coordinare gli interventi e le testimonianze dal palco.
Eravamo tantissime, la giornata era splendida, c’erano striscioni molto simpatici come per esempio «BENEDETTO… il giorno che te ne starai zitto»; oppure: «SE TUTTO VA BENE SAREMO RUINATI»; oppure ancora «PIÙ PRATI MENO PRETI».
Io e altri amici eravamo con lo striscione di Scuola e Diritti che diceva: «Sì alla scuola laica, no a una scuola confessionale», perché una delle mie paure è “come saranno le bambine di domani quando usciranno da una scuola così confessionale e conformista?”
Non ho tanta fiducia che i politici, dall’alto dei loro cadreghini, ci ascoltino ed è per questo che dobbiamo essere noi a stare più attente ad ogni minimo attacco alla libertà individuale, ribellandoci e non genuflettendoci.
Per chi è interessata ci vediamo il 23 gennaio.
Antonella