Con il 2006 si è insediato il nuovo direttore generale dell'Azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna, Roberto Rotasperti. Gli auguri sono d'obbligo. Già li abbiamo rivolti, e ogni volta coltivando la segreta speranza che potesse trattarsi della persona giusta, ai tanti suoi predecessori. Particolarmente necessari sono, gli auguri, nella circostanza presente. I non entusiasmanti pregressi consegnano infatti al neo-manager (nuovo, si badi, per la nostra provincia ché di esperienze già ne ha portato a termine più d'una) una situazione a dir poco desolante. Facciamo soprattutto riferimento, ma l'aspetto è determinante se non decisivo, al grado di motivazione – ormai tirato come la corda di un violino – dell'ingente patrimonio umano di cui è principalmente costituita la grossa baracca (e ci si lasci passare il termine, senza che assuma il suo tono spregiativo! D'altronde stiamo parlando dei padiglioni del villaggio sondalino e di quelli di Sondrio, Morbegno, Chiavenna...) che è chiamato a condurre. Gli auguri poi, in questo caso, sono in un certo qual modo meritati e anche le speranze, stavolta, ben riposte se son vere le cronache d'insediamento che riferiscono abbia dichiarato essere ben cosciente delle grossissime difficoltà del compito affidatogli e data come punto fermo la realtà dei quattro ospedali esistenti, sgomberando subito il campo dai tanti tira e molla sulla questione che hanno tenuto impantanata la situazione per oltre dieci anni, con le inevitabili degenerazioni. Poi staremo come sempre e vedere i primi fatti.
Per restare collegati alla cronaca (disabili in slittino per recarsi al centro di rieducazione motoria) e, come d'abitudine, partire da Morbegno che è la situazione che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, segnaliamo urgenza e improrogabilità per la nuova collocazione della riabilitazione fisica dentro l'ospedale. Promessa (a colpi di proteste, reclami e petizioni che ancora occuperanno gli archivi in qualche anfratto della baracca) e annunciata un paio di lustri fa, oggi anche individuata una destinazione con adeguate garanzie di funzionalità e stabilità, è sempre stata tenuta ferma perché ogni nuovo direttore che si insediava doveva prima... farsi un quadro complessivo. Per farselo, caro Rotasperti, basta e avanza un semplice sopralluogo sul posto. Provare per credere. Lo stesso per il supporto amministrativo al presidio che, giustamente ridotto all'osso per la centralizzazione di talune funzioni e avendo a disposizione più che sufficienti e funzionali spazi dismessi (inutilizzati!) nei padiglioni con prospettiva di adeguamento, consentirebbe la dismissione rapida dell'intero padiglione di più antica costruzione che dà su Piazza Sant'Antonio. La qual cosa, rettificando l'improvvida decisione che ha lasciato l'ASL “nullatenente” in quel di Morbegno (come abbiamo segnalato su queste pagine in occasione della divisione tra le due aziende sanitarie – cfr. 'l Gazetin, aprile 2004), consentirebbe altresì anche a quest'ultima di risolvere la condizione in cui si trova il Dipartimento di Prevenzione, o, per farci bene intendere da tutti, il Servizio di Igiene pubblica, che è veramente indecorosa e... anti-igienica. (È divenuta la barzelletta dei morbegnesi: da lì partono per ispezioni e sopralluoghi in esercizi pubblici, rilasciare agibilità e abitabilità, ma... chi controlla i controllori? Per esempio, cosa succederebbe se i colleghi di Lecco o della Val Camonica, facessero un'ispezione al Servizio d'Igiene di Morbegno....?) Si è infatti qui tutti stupiti, perché tutti vediamo gli spazi inutilizzati in ospedale etc., che dopo tutti questi anni di “riorganizzazioni” ancora non si sia trovata una soluzione per abbandonare la fatiscente, e antieconomica!, sede di Via Caccia Dominioni. E nel contempo vediamo, ogni paio d'anni quando non un paio di volte all'anno, i soliti – sì, sempre gli stessi – quattro gatti di impiegati e funzionari che vanno su e giù, di qua e di là con le loro scrivanie e con gli utenti costretti a cercarli e inseguirli, su e giù per le scale e per gli ascensori. (Ennesimo esempio in questi giorni). Ma è mai possibile che non si riesca a trovare una sistemazione razionale e soprattutto stabile?
Certo, conveniamo, sono quisquilie di fronte alla complessità dei problemi della sanità provinciale. Ma, come è ben noto, è anche dalla capacità di vedere, affrontare e risolvere le piccole cose che si può giudicare se si è in grado di affrontare quelle grandi.
Emilia Santommaso