La più grande diocesi cattolica statunitense, quella di Fairbanks in Alaska, ha avviato la procedura fallimentare per far fronte alle spese legali derivanti dalle molestie sessuali perpetrate da preti pedofili. Sono circa 150 i casi giudiziari che la Chiesa cattolica deve affrontare in quella Diocesi. Gli abusi sessuali avrebbero avuto luogo fra gli anni ’50 e ’80.
Già a novembre 2007, un ordine cattolico in Alaska aveva accettato di risarcire ben 50 milioni di dollari a più di 100 nativi per abusi commessi da preti gesuiti.
Quella di Fairbanks si aggiunge così ad un lungo elenco di diocesi statunitensi che, pur di evitare migliaia di cause pubbliche in cui gli imputati non erano solo i singoli preti pedofili ma anche le gerarchie che li avevano protetti, stanno faticosamente cercando di risarcire bonariamente le proprie vittime.
Altre diocesi Usa in procedure fallimentari sono quelle di: San Diego, Davenport, Tucson, Spokane, Portland.
Mi chiedo solamente per quale motivo debba essere io a dare queste notizie nel Paese dove l’informazione sulla Chiesa cattolica è sempre attentissima e approfondita. Il Papa appare in televisione più del presidente del Consiglio, e per invitare qualcuno a questa o a quella trasmissione della tv pubblica basta la telefonata di un cardinale. E l’ampio spazio dedicato all’informazione politico-religiosa (quasi esclusivamente cattolica) pare trovare giustificazione proprio nella presunta superiorità morale delle istituzioni cattoliche. È forse questo mito che si cerca di proteggere?
Donatella Poretti