Nel dibattito - e nella lotta: guerra? - aperto da Giuliano Ferrara e sostenuto da Camillo Ruini per una moratoria degli aborti, riscontro un profondo disprezzo per la vita delle donne il cui corpo continua ad essere seviziato e martoriato anche se, ipocritamente, i “crociati della vita” sostengono che non hanno alcuna intenzione di colpevolizzarle e perseguirle penalmente.
Non i diritti della persona, ma il “diritto di nascere”, vogliono inscrivere nella Dichiarazione Universale delle Nazioni Unite. Recidono, strappano l’ovulo fecondato, l’embrione, il feto dal corpo della donna per consegnarlo alla collettività, al mondo affinché lo cresca e faccia vivere.
Il grembo materno è solo un contenitore fino a che è necessario, poi ci sono loro pronti ad accogliere amorevolmente la nuova vita. Per loro, madre ed embrione sono due esseri umani distinti, separati e il secondo deve essere maggiormente protetto perché più debole e indifeso. È la donna che hanno in odio e, sotto sotto, vogliono mettere in discussione la prerogativa che la natura le ha donato di dare la vita.
Scompare in loro il concepire con amore che dovrebbe essere premessa della vita che si decide di mettere al mondo. Persino la donna rimasta incinta perché stuprata, deve portare a termine la gravidanza per assicurare il diritto alla vita; persino la bambina violentata dal padre o da uno sconosciuto deve assolvere a questo dovere.
Non si limitano alla “predicazione” i due “crociati della vita”; no, vogliono modificare Carte fondamentali, leggi, linee guida. E con molta disinvoltura e sempre “per amore” vogliono imporre alla donna di generare bambini gravemente disabili, anche se questo rischia di farle impazzire e di riservare una vita d’inferno al bambino che nascerà con handicap che Ferrara e Ruini non sopporterebbero nemmeno per un minuto.
Amano la scienza quando con l’accanimento terapeutico può tenere in vita bimbi prematuri, nati con gravissime malformazioni e destinati ad atroci sofferenze, ma la disprezzano se consente ad una donna infertile di mettere al mondo un figlio desiderato che amerebbe al di sopra di ogni altra cosa, dunque una persona felice. La usano per costringere alla sopravvivenza corpi straziati di malati che chiedono solo di porre fine al proprio dolore, ma la rinnegano se “tocca” gli embrioni destinati alla spazzatura; se fa ricerca per conoscere i meccanismi secondo i quali le cellule staminali embrionali sono in grado di svilupparsi in qualsiasi tipo di tessuto umano, permettendo così di sperare concretamente nella possibilità di curare proprio quelle malattie che oggi provocano disabilità e morte di persone in carne e ossa.
Rita Bernardini
(da Notizie radicali, 3 gennaio 2008)