Mi sono appena insediato nella città lumière e mi viene spontaneo, in questa sera autunnale, gettare un'ancora all'amico Giacomo che, da qualche parte, in Finlandia, cerca di definire il centro di Helsinki e di se stesso.
Qual è il centro di Parigi?
Credo, in un certo senso, di essere stato aiutato questa volta; credo che le circostanze esterne mi abbiano facilitato il compito. Quasi senza difficoltà, come in un sogno che riesce troppo bene, ho trovato un piccolo appartamentino a Chatelet, proprio in mezzo al primissimo Arundissement.
Parigi è come una girella che si srotola dal primo all'ultimo quartiere in spirali concentriche sempre più esterne.
Mi sento come protetto, nel cuore di questa città che, a prima vista, mi ha accolto con una dimensione ed un volto finalmente umani: molte biciclette, molte persone che camminano per le strade, mezzi pubblici che funzionano e coprono tutta la città.
Il centro è quasi un utero silenzioso e, in questo momento, sento solo il rimbalzare della tastiera tra i miei pensieri che, proprio come da un centro, si sdipanano e seguono cerchi sempre più rarefatti.
Chi sarà mai il bimbo birichino che ha tirato il sasso e che lo guarda descrivere nuovi mondi?
Anche le gocce di pioggia, allargandosi, sembrano urlare: APRI IL TUO CUORE.
Luciano Canova