Dopo il nubifragio fiorentino dello scorso 7 giugno, insieme al consigliere della Provincia di Firenze, Massimo Lensi, avevamo invitato i cittadini che avevano subito danni a chiedere il rimborso degli stessi al Comune: il nubifragio era annunciato e il Comune non aveva provveduto ad avvisare la popolazione, il sistema di deflusso delle acque bianche –caditoie– aveva fallito completamente per pessima manutenzione dello stesso. Rimborso da chiedere tramite una messa in mora, al Comune e non alla società di manutenzione, perché è al Comune che i contribuenti pagano le tasse per questo tipo di servizio (libero poi il Comune di chiedere rimborsi alla società che gestisce questa pulizia).
Il nostro appello è stato raccolto da un consigliere comunale, Gabriele Toccafondi, che ne ha fatto un'interrogazione. L'assessore ai lavori pubblici, Paolo Coggiola (foto), di cui avevamo chiesto le dimissioni, se ne è lavato le mani, indicando nella società Publiacqua la responsabile verso cui indirizzare le richieste. Publiacqua se n'è lavata le mani anche lei adducendo l'eccezionalità del fenomeno atmosferico e il fatto che il Comune dà loro pochi fondi.
Al cittadino il Comune ha detto: se vai a comprare una penna in cartoleria e questa penna non funziona, ti devi rivolgere a chi ha fabbricato questa penna, non al cartolaio. Le leggi della logica e dei codici, però, dicono il contrario. Su quanto ha asserito Publiacqua, non spetta a noi giudicare, ma sarà il Comune che dovrebbe valutare se quel gestore è all'altezza del servizio che dovrebbe erogare o se sia il caso di mandarlo via. Ovviamente il comportamento e le decisioni del Comune saranno sotto gli occhi, i giudizi e le valutazioni dei cittadini.
Per fortuna di tutti, le prese del Palazzo (Vecchio nel nostro caso) non esistono più come un tempo, ma a quel tipo di presa violenta dove il popolo che non ne poteva più cercava in questo modo di porre rimedio, i nostri amministratori hanno sostituito l'occupazione, con l'arroganza per mantenerla.
È questo lo spettacolo che ci stanno offrendo in questa occasione.
Purtroppo l'alluvione del 1966 sembra che non ci sia mai stata e, oltre al fatto che Firenze è sempre a rischio se dovesse ripetersi un evento come quell'anno, ci si è aggiunta anche la novità del cambio del clima, sempre meno mediterraneo e sempre più continentale: l'Arno, oltre ad essere talvolta minaccioso nel suo letto, ora lo abbiamo anche sulla nostra testa. Servirebbero persone che abbiano questa consapevolezza nel gestire la nostra sicurezza... e se per avvisarci del pericolo suonassero anche le sirene (dell'informazione, ché siamo nel 2007 e non più nel 1966), non sarebbe male.
Questo per i nostri amministratori non esiste, tanto a pagarne i danni non sono loro ma i sudditi.
Ne prendiamo atto con sconforto e rabbia. Rinnovando l'invito ai cittadini danneggiati di ribellarsi con le armi della giustizia, facciamo appello perché nessuno dimentichi quanto sta accadendo in questi giorni.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc