Uno dei simboli di Chiavenna è il cosiddetto castello sulla piazza omonima che in realtà, nel XV secolo, fu il palazzo dei conti feudatari dei duchi di Milano, i Balbiani di Varenna. Eppure è stato finora poco studiato, ad eccezione dello storico don Pietro Buzzetti che nel 1916 pubblicò una interessante descrizione dell'edificio scritta nel 1477 dall'architetto ducale Guiniforte Solari, il quale fu soprintendente alla Fabbrica del Duomo di Milano.
Dato il suo aspetto fortificato, il palazzo Balbiani fu spesso confuso con il castello, collocato sulla rocca gemina retrostante l'edificio, detta del Paradiso e Castellaccio, ricordata fin dal 973. La dimora dei conti Balbiani fu resa inservibile al principio del Cinquecento da parte dei Grigioni, dopo una battaglia con la milizia del temibile condottiero Gian Giacomo de Medici e un secolo prima rispetto al castello, smantellato per ordine del Papa nel 1639.
Del palazzo Balbiani rimase in piedi il perimetro delimitato dalle due torri cilindriche e la cantina con copertura a volta. Nella seconda metà del '700, quand'era passato in proprietà alla potente famiglia grigione dei Salis di Marschlins, presso Coira, se ne iniziò la ristrutturazione, a partire dalla facciata. In quell'occasione le finestre ad arco divennero rettangolari, come sono oggi. Ma il lavoro rimase incompiuto, perché nel 1797 i Grigioni furono allontanati dai Cisalpini di Napoleone e i loro beni confiscati. Il rudere, così modificato in facciata, sarà ricostruito solo tra il 1930 e l'anno successivo a spese di Giovanni Battista Mazzina, un emigrante gordonese che, al principio del Novecento, fece fortuna in Argentina e Uruguay. Con l'intervento architettonico il palazzo divenne una dipendenza dell'adiacente albergo Conradi & Poste, mentre oggi è abitazione privata.
Ora Cristian Copes, dopo avere studiato l'edificio per la sua tesi di laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano, vi ha dedicato una monografia, edita dal Centro di studi storici valchiavennaschi, che sarà presentata sabato 16 giugno alle ore 17 presso il salone del cinquecentesco palazzo Pestalozzi di Chiavenna. Dall'analisi dei documenti risulta che il palazzo Balbiani esisteva fin dal XIII secolo e fu un'antica residenza “castellata” con tanto di fossato, ponte levatoio e, alla sommità, una merlatura dietro cui difendersi e poter scagliare frecce e insidiosi dardi contro gli aggressori. L'autore dello studio dà tra l'altro la ricostruzione grafica di come doveva essere il palazzo secondo la dettagliata descrizione quattrocentesca del Solari.
Si tratta di un volume di oltre 400 pagine con una ricca documentazione e corredata da un centinaio di fotografie e disegni. Con l'autore sarà presente il prof. Guido Scaramellini, presidente del Centro studi storici e autore della prefazione, nonché vice-presidente per la regione Lombardia dell'Istituito italiano dei castelli. Dopo la presentazione del libro seguirà un rinfresco.
Il nuovo volume è il 18° della collana “Raccolta di studi storici sulla Valchiavenna” ed è dedicato ad un importante storico valchiavennasco: don Pietro Buzzetti, nato a Montespluga il 3 marzo 1862.
Centro di studi storici valchiavennaschi
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