Nelle scorse settimane, i carabinieri hanno fatto controlli antidroga in 19 istituti scolastici superiori e una scuola media di Bologna. Impegnati a controllare «bagni, corridoi, spogliatoi e palestre, cortili interni ed esterni, laboratori e… zainetti», come riferisce il Comando provinciale dell'Arma, 120 carabinieri e due cani antidroga. Risultato delle perquisizioni: un grammo di hashish gettato da qualcuno in un cestino dei rifiuti in un liceo scientifico (uno spinello già confezionato e una bustina con altri 7 grammi di hashish sono invece stati trovati all'esterno di un istituto professionale). Non risultano esserci spacciatori arrestati o fumatori denunciati.
I risultati tangibili di questa massiccia e costosissima operazione si commentano da soli: ridicoli. Ma anche questa è la guerra alla droga, fatta di allarmi ed emergenze continue, di militarizzazione di ambiti civili, di perquisizioni e controlli intrusivi, di preziose risorse pubbliche sprecate per recuperare qualche anonimo grammo di hashish. Gli studenti che fumano continueranno a farlo, incoraggiati da istituzioni poco serie ed efficaci di cui possono prendersi gioco. Così, nel bailamme mediatico-militare, fatto di falsi proclami sulla estrema e mortale pericolosità della cannabis e di inquisizioni a mo' di kit e cani antidroga, viene ancor più smarrita quella vitale informazione sulla reale nocività di ciascuna sostanza, legale e non. Quando un compagno di classe offrirà ai nostri figli uno spinello di crack cocaine invece che di hashish, probabilmente non a scuola, può darsi che molti di essi lo fumeranno senza troppe preoccupazioni. Infondo se -come continuano a ripetere legge e istituzioni- il crack cocaine fa male al pari della cannabis, che da tempo fumano senza ancora essere morti o impazziti, tanto vale lo sballo.
Pietro Yates Moretti, consigliere Aduc
Notiziario Quotidiano Droghe