Francesca Mazzucato è una scrittrice che stupisce sempre, ogni volta che esce un suo libro è un piccolo evento, perché sa rinnovarsi e affrontare argomenti letterari legati all’immaginario femminile. Non saprei parlare del suo ultimo lavoro meglio di come ha fatto Anita Miotto sul blog della stessa Mazzuccato dove è stata pubblicata la recensione. Mi limiterò a sottolineare alcuni passi per me più importanti di altri, quelli che mi hanno fatto dare una scossa al cuore.
Il libro è composto di tre racconti lunghi. Magnificat marsigliese è una sorta di omaggio a Marsiglia e a Jean-Claude Izzo, ma va letto soprattutto per le stupende descrizioni di luoghi e sentimenti, mai banali e scontate. Cose come questa: «La solitudine, qualche sera arriva verso il tramonto, la percepisce dentro le ossa, è un fremito, un tarlo, la schiaccia, la stringe, la piega e non è piacevole». Marsiglia è nel cuore dell’autrice, vero luogo dell’anima: «Marsiglia che sei città e sei frattura, con le labbra schiuse dagli arrivederci (che bello!), con le case dalle terrazze dove ci puoi mangiare che aprono le braccia ai nuovi arrivati come alle spezie e al buon vino, Marsiglia con le mani serrate dagli addii, le facce spalancate dai ritorni, Marsiglia che sei di mare, di Corniche, di saliscendi, ma anche di carne e di pelle e di sangue e di labbra, di odori e di merci, di navi e di asfalto…». Bisognerebbe andare avanti, bisognerebbe far parlare le parole di Francesca Mazzucato, piuttosto che parlare a vuoto di una scrittura che non si può raccontare ma va apprezzata e letta come si gusta un buon vino d’annata. Ecco, questa è la differenza tra chi scrive romanzetti finto noir e chi fa letteratura. Non è poco.
Magnificat marsigliese si ispira a Izzo, ma pure a Louis Brauquier, Samuel Beckett e Fabrice Plas. È un racconto originale che segue gli istanti di una donna in crisi, malata di anoressia, in una città di mare che fa da suggestivo scenario ad amori, fallimenti e sogni. Las Cruces, New Mexico è un racconto ispirato da fotografie di Kurt Nimmo e da una poesia, che avrei riportato anche nella traduzione italiana a beneficio di quanti non conoscono l’inglese. Pure qui c’è la vita di una donna attraverso una storia di adozione, l’amore per il fratello, i giorni sempre uguali e la solitudine interrotta da rapporti sessuali senza amore. E pure qui farei parlare le parole di Francesca Mazzucato che sono musica per chi sa ascoltare: «Ha un senso il silenzio con lui, profuma di mandorle e di panini. Di birra buona. A volte per qualche motivo batte un dito sul tavolo, tiene il tempo o è solo nervoso, allora il silenzio con lui acquista un ritmo jazz, il silenzio resta silenzio ma è un silenzio differente da tutti gli altri e vorrei mettermi a ballare». Il racconto è scritto in prima persona, la protagonista racconta l’amore per il fratello, unica persona capace di capire i suoi sentimenti. Quando lui non c’è restano solo «giornate lunghe come crepuscoli di giugno, giornate troppo dilatate tutte da riempire…». E ancora: «L’intimità fa parte di un patto che ho stretto con mio fratello, l’intimità la condivido solo con lui. Gli altri uomini, quelli che ogni tanto porto a casa, quelli a cui mi abbandono quando la solitudine brucia, sono corpi senza volto e senza nome, sono ombre che vengono a medicare le ferite della solitudine». Non serve commentare.
La raccolta termina con Grande male, racconto già apparso su internet al sito citato e che affronta il tema della epilessia, ma lo fa con classe ed eleganza descrivendo tormenti e paure di una donna che deve affrontare la malattia insieme al suo uomo. «Il grande male è diventato me e io sono diventata lui. Un denso grumo di bava, intimità, sguardo e contorcersi. Di arti mischiati, di arti diventati doppi e uniti». Complimenti a Gianluca Ferrara di Edizioni Creativa, un piccolo e combattivo editore napoletano, che adesso ha in catalogo un nome come quello di Francesca Mazzucato, scrittrice raffinata e sensibile a cogliere i cambiamenti di una società in evoluzione. Francesca Mazzucato dirige la collana “Declinato al femminile” di Edizioni Creativa che si propone di raccogliere storie importanti scritte da donne. Spendo due parole per la prima uscita della collana, l’ottimo Derubata d’innocenza di Sara Tarantino, un romanzo che ogni madre dovrebbe leggerle perché affronta con delicatezza il dramma della pedofilia in famiglia. Non leggete sempre i soliti scrittori senza sangue, non vi fermate alle veline di D’Orrico e soci, cercate tra i piccoli editori che hanno ancora il coraggio di portare alla luce le ferite della vita.
Gordiano Lupi