Trattare d’amore intensamente non è cosa che possa farsi con costanza si rischia il collasso da tensione. Dopo il tema profondo e altissimo dell’amore come origine e prosecuzione dell’esistenza della specie, è necessaria una parentesi lieve, un passo indietro a trattare un aspetto ludico dell’amore che dà gioia, emozione e piacere.
Il piacere di conoscersi ed attrarsi: il gioco della seduzione che prelude, accompagna ed interseca l’innamoramento. Lo conduce e lo esalta, lo stuzzica e alimenta.
È un gioco sottile e in buona parte spontaneo. Una sorta di duellare amoroso, cercarsi e respingersi, osservarsi ed attrarsi. Misurarsi.
Il saggio, l’assaggio dell’altro, per sentirne lo spessore, la compatibilità col proprio odore, idee, desiderio.
La seduzione è un’arte, si dice, ma per conquistare l’altro si fa sfoggio di tutte le arti, si mettono in mostra le migliori doti, i migliori sorrisi, è porsi nella luce più favorevole per apparire belli e desiderabili, per ottenere attenzione e destare l’interesse ci chi ci interessa. Ma non sono l’aspetto o la parola gli strumenti esclusivi dell’approccio seduttivo, anzi, la parte preponderante è tutta affidata al movimento. Del corpo, della testa, dei capelli, di ogni centimetro del viso, di ogni impercettibile passaggio di sguardo.
Ci sono gesti che, per rendersi attraenti, si compiono meccanicamente, diversi per donne e uomini, diversi da persona a persona, hanno però similitudini e ripetitività riconoscibili ad un occhio attento. È fare la “ruota”, ravvivarsi i capelli, addolcire la voce, è cercare lo sguardo, fissare negli occhi un secondo di più, è avvicinarsi e muovere il corpo in apparente moto casuale ma in modo da esporlo, d’attirare lo sguardo nel punto di forza o di attrazione sessuale. Anche il riso si fa più raccolto, sensuale o vivace.
Tutti i gesti concorrono al lancio del segnale amoroso. Da raccogliere o lasciar cadere nel vuoto. È un dialogo muto, di domanda e risposta, d’accettazione o repulsa.
Per chi sa ben condurre il gioco, esso è così piacevole ed emozionante che può persino travalicare i confini del preliminare amoroso e diventare esercizio d’arte fine a sé stessa; il gran conquistatore, il tombeur de femmes, la femme fatale sono persone che conoscono bene il proprio potere seduttivo e lo usano a profusione anche per il solo gusto di un incontro, uno svago, per il piacere di avere in pugno l’altro, salvo poi perdere ogni interesse una volta che la vittima cada nella rete. Un gioco di potere che nulla ha a che vedere con l’amore. Si potrebbe dire esecrabile, condannare questo fare come arido, egoista, vuoto perché diretto a far innamorare senza voler corrispondere. Ma sarebbe un semplificare le complesse sfaccettature del relazionare umano.
In certo qual modo siamo tutti seduttori, quando vogliamo convincere, quando desideriamo ottenere, quando una persona può darci molto, anche solo umanamente, e cerchiamo di conquistarne l’amicizia, il favore, la simpatia, allora sfoderiamo le nostre doti migliori e diventiamo seduttori. Lanciamo segnali di interesse, attenzione, mettiamo l’altro a parte delle nostre confidenze, opinioni, sentimenti chiamandolo a fare altrettanto.
Si seduce il datore di lavoro e il cliente, il professionista ed il dipendente. Si seduce l’amico e la commessa, l’artista ed il dottore, in ogni rapporto in definitiva entra un gioco sottile di seduzione non necessariamente sessuale ma anche di semplice rapporto umano. I seduttori sanno colpire nel segno delle altrui debolezze e vincere. Cioè convincere.
Ed il conquistatore si pone rispetto al conquistato come modello, traino, guida, detta i ritmi del cuore, del cervello, lo induce a fare, influenza, assoggetta. Certo esistono vari stadi e gradi di soggezione da seduzione: sfumati, discontinui, momentanei, di massa, variabili, collettivi, in flessione, in crescendo di possibile escalation fino all’ innamoramento folle che può condurre il sedotto ad essere succube e vittima, totalmente in potere del seduttore.
In tal caso i termini opposti della questione sono che se da un lato c’è sempre qualcuno da sedurre per qualcosa, dall’altra parte c’è sempre qualcuno esposto o disposto ad essere sedotto, allora i processi seduttivi più che arricchire la complessità dei rapporti personali appaiono dimostrare insufficienza e debolezza della mente umana, la seduzione denuncia tutto il suo potenziale negativo a trasformarsi da piacevole arte della relazione in arma potente di persuasione.
Alivento
Quando mi parli al telefono
Quando mi parli al telefono
e mi s'aprono
d'incanto i paradisi
della vocalità -
gli accordi
e i tocchi d'arpa
soffici
appena subsquillanti
di quella voce dai precordi sono
tuoi, sì, ma intanto
è il calmo pelago
della muliebrità
che entra
festosamente ruscellando
nel mattino della stanza
e mi dilava da me,
si porta via la mia nascita,
mi cancella dalla mia morte
lasciandomi sospeso...
è o non è
chi? me stesso
ed il mio ascolto - le dicono da tempo
i suoi interlocutori
uomini o angeli.
Mario Luzi