Ne hanno parlato tutti: dell’autocritica (pessimo termine che si aborre; ma questo hanno usato) del quotidiano britannico The Indipendent per quel che riguarda le cosiddette “droghe leggere”, hashish e marijuana, di cui fino a ieri auspicava la depenalizzazione. L’Indipendent, sulla base di un rapporto pubblicato sull’autorevole rivista scientifica The Lancet, ha fatto marcia indietro: nel corso di questi anni, ha scritto in buona sintesi, le due sostanze, grazie a manipolazioni e modificazioni, sono diventate più tossiche, più dannose di quanto generalmente si ritiene; e dunque, in qualche misura sono giustificate le politiche proibizioniste: “Scusate tanto, ci siamo sbagliati”.
Il fatto che hashish e marijuana in circolazione possano essere più tossiche e dannose di quanto generalmente si ritiene, evidentemente non sposta di un millimetro la questione: che è quella del proibizionismo, delle politiche proibizioniste e dei suoi esiti fallimentari. Politiche – giova ricordarlo – che non gli sciagurati radicali di Marco Pannella, ma Milton Friedman (fin dagli anni Ottanta), ha definito criminogene: produttrici, cioè di crimine, criminalità; un rimedio, una “cura” ancora più dannosi del male che si proponevano di sanare.
Tuttavia il ripensamento dell’Indipendent è stato ampiamente sbandierato dal fonte proibizionista come la prova che la politica repressiva ha un suo fondamento, una sua ragion d’essere, una sua giustificazione; e che alla fine anche i progressisti, quelli che si erano schierati sul fronte opposto, sono costretti a venire a Canossa.
Brutta cosa, però, fidarsi delle sintesi di agenzia, e gettarsi a corpo morto nella difesa di cause che peggiorano proprio per il modo in cui vengono difese.
Ora il molto citato studio di Lancet è disponibile nella sua integrità. Proprio perché è disponibile non se ne parla più? Peccato, perché è una lettura interessante. Il gruppo di specialisti che ha curato lo studio, classifica alcool e tabacco come più dannosi dell’LSD e dell’Ecstasy; e della cannabis, anche di quella modificata, che è alla base del “pentimento” dell’Indipendent.
Lancet propone una classifica delle sostanze nocive alla salute. In testa vi ha collocato alcool e tabacco. David Nutt, docente di farmacologia dell’Università di Bristol, e il suo pool preliminarmente sostengono che la classificazione in tre fasce (A, B e C) delle sostanze dannose «è frutto di pregiudizio e di preconcetto» e non tiene conto della pericolosità delle sostanze: «I nostri risultati evidenziano che l’esclusione di tabacco e alcool dall’elenco della legge sulle droghe è arbitraria, da un punto di vista scientifico»; e che se si vuole mantenere la attuale classificazione in tre fasce, allora l’alcool va inserito in quella A (le sostanze più dannose), mentre il tabacco in quella B. La cannabis e i suoi derivati (potenziata o meno che sia), resta invece nella C, in compagnia di LSD e Ecstasy, che oggi sono in fascia A.
Lancet ha rivisto la collocazione di quattordici sostanze stupefacenti, tenendo conto essenzialmente di tre fattori: capacità di danneggiare il consumatore; la dipendenza che possono creare; la vastità del danno sociale provocato.
Questo di Lancet segue di appena un mese un altro studio della Royal Society of Arts che ha bollato la legislazione britannica come affetta da «panico morale», auspicando che sia sostituita da un sistema più flessibile.
La posizione assunta dall’Indipendent è stata ampiamente pubblicizzata da televisioni e giornali; benissimo, era – è – una notizia. Ma come mai è notizia la sintesi di un rapporto scientifico e non lo è il rapporto scientifico integrale? Qui però non ci sono diktat di garanti, non ci sono minacce di nessuno alla libertà di stampa e all’articolo 21. Qui c’è solo…?
Gualtiero Vecellio
(da Notizie radicali, 27 marzo 2007)