Sfondato il fronte nazifascista, le truppe angloamericane ormai dilagano ovunque, con l’ausilio delle forze partigiane. Nelle grandi città del nord molte industrie chiudono per gli scioperi compatti dei dipendenti. Tutte le città del nord vengono in breve conquistate. Imola si libera il 21 aprile, Bologna il 22. A Genova, il 24 aprile, sono i partigiani a raccogliere la resa delle forze naziste.
Nell’Alta Valtellina, tra Grosio e Grosotto, all’altezza della centrale dell’AEM si combatte un’aspra battaglia tra i partigiani e i miliciens di Darnard inviati dalla Germania, che vengono sonoramente sconfitti. Nello scontro perdono la vita due comandanti partigiani, Emilio Pini e Guglielmo Valmadre.
Il 25 aprile il CLNAI di Milano emana l’ordine d’insurrezione generale. Verso sera i primi partigiani entrano in città. Mussolini fugge verso il lago, con la speranza di espatriare in Svizzera. Il gruppo fascista, unitosi ad una colonna militare tedesca in fuga, viene bloccato dai partigiani di Pier Bellini delle Stelle a Musso. Mussolini, travestito da tedesco, viene scoperto a Dongo ed imprigionato. Mussolini e la sua amante Claretta Petacci vengono giustiziati a Giulino di Mezzegra, gli altri, per lo più gerarchi, a Dongo. Il giorno dopo i cadaveri sono esposti a Milano, a Piazzale Loreto.
Nelle nostre valli lo stesso 25 aprile si libera Lanzada, il giorno dopo Chiesa e Torre S. Maria. La prima città a liberarsi dall’oppressione nazifascista è Chiavenna, il 27 aprile, dopo una breve sparatoria e dopo la cruenta battaglia sostenuta dai partigiani contro numerosi nazifascisti all’Angeloga. Sempre il 27, a Bormio, la resa dei tedeschi e dei fascisti è raccolta dal Dr. Adolfo Flora. Il 28 aprile i comandanti partigiani della bassa valle siglano a Morbegno la resa della colonna tedesca già fermata a Musso. La liberazione di Sondrio, alla quale ho assistito col cuore in gola, avviene dopo una breve sparatoria, quando i fascisti asserragliati al Castel Masegra si arrendono e si consegnano ai partigiani della Divisione “Garibaldi” e della Brigata “Sondrio”. I tedeschi sono già fuggiti da un paio d’ore. Sono le 13:45 del 28 aprile 1945! Una folla di cittadini si riversa per le strade e per le piazze e manifesta la propria incontenibile gioia e felicità. Verso sera anche Tirano, dopo uno scontro duro nel corso di tutta la giornata, raccoglie la resa dei fascisti e dei miliciens, dopo aver lasciato sul terreno due partigiani, Ermanno Balgera e Nello Braccaioli.
La popolazione risponde con entusiasmo alla fine della guerra. Scene di gioia indescrivibile si registrano prima a Sondrio e poi a Tirano. In realtà riguardano tutti i paesi delle nostre valli, finalmente liberate dall’oppressione nazifascista. Resta un reparto nazista alla terza cantoniera dello Stelvio. Ci pensa Cesare Marelli, con i suoi, a farli sloggiare. È il 3 maggio 1945. Tutta la Valtellina è ormai libera! Ed è opera esclusiva dei nostri patrioti! La Liberazione viene solennemente celebrata il 9 maggio a Sondrio con la sfilata dei partigiani di tutte le formazioni patriottiche, accolte dagli applausi e dalla indescrivibile gioia dei cittadini.
Molti anni dopo, una volta appurato con dati storici precisi il comportamento tenuto dai partigiani e dalle popolazioni nel corso della guerra di Liberazione, con DPR 16 marzo 1987 firmato dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, viene assegnata alla provincia di Sondrio la medaglia d’argento al valor militare per la resistenza dei patrioti e per l’appoggio loro fornito dalle popolazioni. A consegnarla viene personalmente il Presidente del Senato on. Giovanni Spadolini che l’appone sul gonfalone della provincia nella piazza Garibaldi di Sondrio alla presenza dei sindaci delle valli, delle autorità provinciali e di una folla strabocchevole.
Sergio Caivano