Un viaggio sentimentale attraverso Milano.
Luoghi e atmosfere, monumenti e squarci metropolitani dipinti attraverso un centinaio di haiku.
La Geostoria meneghina che si unisce alla poesia: ecco il contenuto del nuovo libro di Alberto Figliolia, Milano in 17 sillabe, uscito in questi giorni per Edizioni della Sera.
Autore che “crede fortemente nel martello libertario e gandhiano della poesia”, giornalista pubblicista che sa svariare tra arte, cinema e letteratura, da anni figura fondamentale del Laboratorio di lettura e scrittura creativa nella Casa di reclusione di Milano-Opera, Alberto Figliolia ha scritto e curato diversi libri di narrativa e di liriche in cui unisce spesso la sua passione per lo sport, la storia e, appunto, Milano.
Una Milano che, in queste pagine, si offre nella sua interezza all’immortale fascino della poesia. A partire da quella periferia di cui Figliolia è figlio (l’autore abita a Cesano Boscone) nonché testimone acuto e spesso struggente. Di questa parte fondamentale della città – di cui ci si ricorda solo negli slogan elettorali – il poeta evoca la nebbia novembrina di Baggio e la scighera della Bovisa, Affori con la sua banda e l’Ortica con i suoi murales, le lucciole del parco delle Cave e via Lorenteggio con la sua chiesetta in mezzo al traffico, l’Hangar della Bicocca e il cimitero di Greco, i tram del Giambellino e di Piazza Tirana, le “memorie sepolte” del Monte Stella.
È facile e sicuramente commovente immaginarci il poeta mentre cammina, catturando con i suoi versi i platani di viale Romagna, i grattacieli di Piazza Piemonte, la stazione di Lambrate, il Ponte della Ghisolfa; mentre sente la “forza meticcia” di viale Padova oppure lo “stormir di fronde” al Cimitero Monumentale.
Lo sguardo di Figliolia, inevitabilmente, si posa poi sulle zone più centrali della metropoli, vagando tra l’Ago, Filo e Nodo di piazzale Cadorna e il monumento a Garibaldi in Largo Cairoli, i “crisantemi di teschi” di San Bernardino alle Ossa e il Monastero di San Maurizio in corso Magenta (la cappella Sistina di Milano), la Torre Velasca “fungo color ocra” e la basilica di Sant’Ambrogio (di cui nomina la colonna del Diavolo e il serpente di bronzo), il Castello con l’elefante del portico (“che veglia le ere ballanti”) e la pietà Rondanini (“lacrime asciutte // grezzo informe dolore- // un urlo chiuso”), le arcate di piazza Mercanti e San Lorenzo con la sua movida (“biancheggian le colonne a risa alcoliche”), la Torre Branca di Parco Sempione e il “mare di vetro” del grattacielo Pirelli. Senza omettere, ovviamente, due icone milanesi come i Navigli (con le ombre delle mani delle lavandaie e le “serene papere”) e il Duomo, dalle statue di San Bartolomeo e di Carnera ai i “monti eterni, azzurro della nostalgia” che si vedono dal tetto della Cattedrale.
Poeta civile, sempre attento alla Storia e alle sue ingiustizie, Figliolia fissa inoltre nella nostra memoria “tenebre e gridi” del Binario 21, il “dolore fuso” di Palazzo Carmagnola in via Rovello, l’attentato di piazza Fontana: “un fuoco freddo // (giorno stordito, attonito) // bruciava l’anima”.
Il suo blog è alberinube.wordpress.com.
Alberto Figliolia, Milano in 17 sillabe
Prefazione di Milena Contini e traduzione in inglese di Simona Vitale
Edizioni della Sera, 2023, pp. 118 pagine, € 13,90