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Guido Monti. Più immigrati per la crescita, ma intanto li spediamo in Albania
Foto diffusa dalla stampa internazionale
Foto diffusa dalla stampa internazionale 
10 Novembre 2023
 

Gigante, pensaci tu”. È questo l’ironico commento della trasmissione satirica “Blob” in merito alla decisione presa da Giorgia Meloni di appoggiarsi al mastodontico collega albanese Edi Rama per risolvere il problema della gestione dei continui flussi migratori.

L’Europa matrigna non ci viene incontro? Non importa e tanto meglio, così ognuno fa per sé alla faccia dell’auspicata politica estera e di sicurezza comune, e così sia. E fa niente se il premier del Paese delle aquile ha precisato che il centro di accoglienza di migranti “illegali” (già, ma chi stabilisce che lo siano davvero?), sotto giurisdizione italiana, sarà uno solo e non due come dichiarato dalla nostra leader. Quel che conta è devolvere ad altri, nel caso specifico all’Albania, problemi che a casa nostra non riusciamo a governare e che rischiano di causare sollevazioni fomentate da esponenti politici inetti ne populisti. Peccato che il “cambio di passo” invocato da Meloni avvenga quando un’Europa sempre più longeva necessita di un maggior numero di immigrati regolari per riuscire a restare a galla nella dimensione economica globale.

Questo è il messaggio principale emerso dal piano demografico dell’Unione europea, presentato in ottobre a Bruxelles da Dubravka Šuica, vice presidente della Commissione Ue con delega alla Democrazia e alla Demografia. Il progetto si basa su 4 priorità: anziani, famiglia, giovani e migranti. L’Ue ha bisogno di una forza lavoro adeguata per essere competitiva, ha spiegato la Šuica, precisando che occorre investire anche sull’immigrazione legale per tenere in piedi il settore industriale europeo. Nell’ultimo anno, ha ricordato la politica croata già sindaca di Dubrovnik, l’immigrazione lecita ha contato tre milioni di ingressi, contro le 300mila persone entrate invece illegalmente nel blocco europeo dei 27 Paesi dell’Ue.

Il piano, ha precisato la commissaria, non è vincolante per gli Stati membri, ma offre un pacchetto di strumenti da cui ciascuno stato può attingere in base alle proprie esigenze e caratteristiche e alle diverse situazioni. L’Italia, in particolare, sta affrontando al contempo un declino dei tassi di natalità e una popolazione che invecchia. I giovani hanno difficoltà di accesso al mondo del lavoro e le industrie faticano a trovare manodopera, soprattutto quella specializzata, per andare avanti. Per tali motivi la soluzione prospettata come risposta alla carenza di manodopera è la “migrazione regolare controllata” che deve distinguere l’immigrazione legale da quella clandestina, in modo da favorire l’accoglienza e l’integrazione in un ambiente europeo in tanti casi ostile ai migranti. Ogni stato membro dell’Ue avrà la possibilità di scegliere gli strumenti più adeguati da adottare, in base alle proprie necessità peculiari, generando effetti positivi su economia, società e competitività.

 

Guido Monti


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