All’interno della Collegiata di San Giovanni Battista di Morbegno, (risalente ai sec. XVII-XVIII), c’è una cappella dedicata a san Domenico di Guzmàn,1 il fondatore dell’Ordine domenicano (1215), e dal cui nome deriva la denominazione di domenicano. È la prima cappella sulla destra entrando dal portone principale.
L’altare marmoreo fu eseguito da Carlo Scanagatta di Varenna solo nel 1933. La pala della fine del sec. XVI è di autore ignoto, e sarebbe stata trasportata dal Convento domenicano di sant’Antonio;2 non lasciano dubbi al riguardo la datazione, il soggetto e la poetica del dipinto.
La curiosa tela, non valorizzata quanto meriterebbe, raffigura il celebre miracolo di Soriano, cioè la Visione di un frate domenicano del convento di Soriano Calabro,3 che avrebbe avuto luogo la notte tra il 14 e il 15 settembre 1530. Al frate converso Lorenzo da Grotteria sarebbe apparsa la Madonna accompagnata dalla Maddalena e da Santa Caterina d’Alessandria per consegnargli la tela con l’immagine di San Domenico da esibire nel convento. Nel giro di pochi anni il culto dell’immagine acheropita4 di San Domenico diede grande fama al Convento di Soriano Calabro tanto da divenire meta di pellegrini e cercatori di grazie da ogni dove d’Italia, d’Europa e del nuovo Mondo.
La Visione del frate Lorenzo, a cui vengono riconosciuti prodigi fin dalla sua apparizione, è un tema ricorrente nell’iconografia domenicana ed è rappresentata ovunque nelle chiese domenicane, il che spiega perché si trovi rappresentata anche a Morbegno e perché dovesse trovarsi nella chiesa del Convento domenicano di sant’Antonio.
Il dipinto della cappella di san Domenico di Morbegno rispecchia l’iconografia ricorrente della Visione: in alto al centro è raffigurata la Madonna, alla sua destra la Maddalena e alla sua sinistra santa Caterina d’Alessandria, che tengono dispiegata la tela con l’immagine di san Domenico con nella mano destra un libro, simbolo della sapienza dei membri dell’Ordine, e nella sinistra un giglio, simbolo della loro purezza, ma non vi sono rappresentati tutti gli attributi iconografici di santa Caterina d’Alessandria, che, invece, ritroviamo in molte altre rappresentazioni della Visione, come ad esempio in quella proposta in allegato.
L’attributo iconografico più riconoscibile di Maddalena di Màgdala, chiamata anche “apostola degli apostoli”, in quanto fu lei ad annunciare ai discepoli la risurrezione di Cristo, è un’ampolla d’unguento che ricorda l’episodio della lavanda dei piedi di Gesù; mentre gli attributi iconografici di santa Caterina d’Alessandria, patrona dei filosofi, sono la ruota chiodata, la spada, la corona in riferimento al suo sangue reale, la palma del martirio, l’anello e il libro, emblema di sapienza.5
Luciano Angelini