È con Allì Caracciolo e il suo Anacronia/Blood che la casa editrice Anterem inaugura la nuova collana Piccola Biblioteca Anterem – Collezione di Prose.
Anacronia (che si è aggiudicato la XXXV edizione del Premio “Lorenzo Montano” – Sezione Prosa Inedita) e Blood sono opere in cui viene sondata con stringatezza e equilibrio la possibilità/impossibilità del linguaggio del tempo e della narrazione.
Sono, il linguaggio il tempo e la narrazione, strumenti conoscitivi che si incuneano nella parola, che precipitano il soggetto in una scrittura che si fa coscienza del vuoto e della difformità tra ciò che è tempo e ciò che è vita. Un farsi, ed essere, coscienza che arriva a corrodere la parola fino a far diventare la parola corrosiva.
Corrosione, dunque, perché il pensiero sia concentrato. Perché lo spazio venga compresso. Perché si generino legami forti, indissolubili, tra essere e non essere, tra domini che guardano alla realtà in scala di vuoto e per sottrazione. Legami di sangue. Che fanno “la notte scarlatta”, che si imbevono della consapevolezza che c’è “un’uguaglianza perfino nel disumano, uomini che uccidono disumanamente, ed è risaputo che nell’umano risiede anche il disumano, come nel buio la luce e altri noti contrasti”.
Nessuna distanza, quindi, tra umano e disumano. Ma un vincolo che è coappartenenza e nega vie di fuga. Perché sangue, legami di sangue, significa mancanza di opposizione. Nel sangue e nei legami che nascono dal sangue ci si può solo posizionare, ossia collocarsi nelle loro coordinate.
Ed è così, posizionandosi, che ci si può nutrire (con ingordigia?) del sangue e diventare della stessa sostanza del sangue. Una profonda intimità, anche orlo del precipizio, che è poi la norma per accostarsi al bene e al male, strapparne ogni velo che potrebbe edulcorarlo.
Restare, quindi, saldamente posizionati nel sangue, nell’etica del sangue, e fermarsi prima che la scogliera dirupi vertiginosamente, prima che il vaso trabocchi. Novantanove. La numerazione della partitura in Blood si ferma a novantanove.
“Novantanove. Manca Uno per traboccare il vaso”. Ma se il vaso trabocca si esce fuori dal sangue, dalla sua etica. “Uno” che tutto metterebbe a repentaglio, che cambierebbe, stravolgerebbe, la narrazione. Il rischio che non si decide di non correre anche se “Uno” potrebbe rappresentare la via di uscita dall’umano/disumano.
Ma non è questo, l’uscita, che vuole Allì Caracciolo. È nel sangue, nei suoi contrasti, nella mancanza di ristoro e conforto che vuole restare. Perché è così che si compie il nostro destino. Nel sangue. Nelle profondità di ciò che è vivo perché si nutre di umano/disumano.
Silvia Comoglio
Allì Caracciolo, Anacronia/Blood
Anterem, Verona, 2022, pp. 50, Euro 9,00