Oggi è il 5 maggio, che spinse Alessandro Manzoni a celebrare la morte di Napoleone Bonaparte.
Supponete che Vladimir Putin venisse toccato dallo stesso evento, che non gli auguriamo (lo dico anche pensando a lui come lettore, che sarebbe piuttosto contrariato dall’ipotesi).
Ognuno di noi è mortale, ma vive piuttosto come se il suo domani fosse certo, mentre i morti riguardano gli altri come eventi naturali, che succedono perché la vita è così, …ma non la mia.
Alcuni sono dei personaggi sociali. Pochissimi sono i politici che stanno sulla scena 30 anni. Putin è un politico dal 1991, dopo esser stato nei servizi segreti del KGB per sedici anni. Possiamo dire che Putin è un superprofessionista implicato nel discernimento “fiducia-non fiducia” da 46 anni. Confesso che io l’ho sempre stimato fino all’anno scorso: terribile, ma molto intelligente, quindi: non pericoloso.
Otto anni fa, Putin aprì la questione della Crimea-Donbass per difendere i russofili contro i nazionalisti ucraini. La vicenda rimase un problema bellico non nei fari della cronaca.
Il covid 19 arrivò anche in Russia nei pensieri di questo facitore di politica ossessionato dall’abitudine a pontificare sulla fede-fiducia. La narrazione profila vicende mediche personali che avrebbero alterato l’equilibrio di questo personaggio.
Il seguito di consensi russi, tutt’ora all’80%, prova che ci sa fare. Ma la guerra scatenata il 24 febbraio scorso, che perdura da 71 giorni, mi spinge a domandarmi: fino a quando durerà? Che cosa è cambiato in Putin? Che cosa cambierà nel mondo all’interruzione di Putin? Siamo certi che questa interruzione risolverebbe in meglio tutti i problemi?
Io mi auguro che il desiderio di incontrare Putin di papa Francesco sia esaudito. La pace come tregua delle ostilità è preferibile all’ei fu.
Carlo Forin