La battaglia delle idee sulla tragica vicenda russo-ucraina non è meno importante di quella che si combatte tra gli eserciti. Spiegare le ragioni che rendono necessaria l’aggregazione dell’Ucraina all’Ue significa indicare, fin d’ora, l’alternativa al disastro della guerra.
Dopo la catastrofe dei due conflitti mondiali, nella vita, nella cultura e nel comportamento dei cittadini dell’Unione europea si è affermato, da settant’anni, un principio opposto: per avere relazioni di pace tra gli stati occorre costruire delle realtà politiche condivise che possano governare la vita dei cittadini sotto il profilo socioeconomico. Sono appunto le istituzioni comuni che hanno reso impossibile la guerra tra britannici, francesi, italiani, tedeschi e via elencando, e che hanno cambiato la cultura delle giovani generazioni europee, consapevoli dell’assurdità della guerra tra i propri Paesi, a loro avviso una soluzione assolutamente improponibile. Dunque le istituzioni comuni dell’Unione europea garantiscono la pace ai propri cittadini, e per questo motivo l’Ucraina vuole aderire all’Ue entrando nell’area politica dell’Europa che regola i rapporti tra gli stati (e le diverse etnie che li compongono) sulla base delle leggi europee e non della guerra.
La bandiera europea è dunque quella della pace per gli europei che hanno scelto di condividere la loro sovranità nell’ambito dell’Unione europea, la nuova forma di statualità che consente di rendere effettiva l’interdipendenza tra i popoli, come nuova forma di relazione pacifica tra gli stati nell’era della globalizzazione dei loro rapporti. Se non si riconosce appieno il valore storico dell’unità europea si resta nella logica putiniana che giustifica l’azione militare come mezzo per recuperare ciò che la ’Santa Madre Russia’ ritiene di aver perso con la fine dell’URSS. Una narrazione secondo la quale ciò che uno vuole ottenere comporta automaticamente una perdita per qualcun altro. Con questa valutazione del ’gioco della guerra’ capita così che i vicini di casa finiscano per giudicare l’azione militare condotta dalla Russia solo in base agli interessi economici, politici e sociali che si riverberano sul proprio stato, senza distinguere neppure l’aggressore dall’aggredito.
Il processo d’integrazione europea, che si è concretizzato con l’Unione europea, narra invece un’altra storia. La diversità delle nazioni e dello loro culture e tradizioni può continuare a sussistere autonomamente grazie alle istituzioni politiche comuni: l’unità nella diversità è, non a caso, il motto dell’Ue. Quindi occorre adoperarsi concretamente perché l’Ucraina entri a far parte del territorio dell’Unione europea, dove i rapporti tra gli stati non sono più regolati dalla guerra, ma dal diritto. Proprio come diceva Kant e auspicava il Manifesto di Ventotene, che in realtà si chiamava ’Per un’Europa libera e unita’.
Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione “Ezio Vedovelli” Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo
Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio